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Cronaca

Dal palazzo abusivo all'Eur alle 'case di ricotta' di Ostia: storia dell'impero Armellini

La vicenda giudiziaria che si è abbattuta Angiola Armellini non è la prima nella storia della famiglia dell'impero edile realizzato dal padre, morto nel 1993

È finita su tutti i giornali per non aver dichiarato al fisco ben 1.243 case. Oltre due miliardi di beni per un evasione fiscale di 190 milioni di euro. L'imprenditrice Angiola Armellini non viene certo da una famiglia qualsiasi per la Capitale. Suo padre, Renato Armellini, morto per arresto cardiocircolatorio nel mare di Orbetello nel lontano 1993, del favoloso mondo del mercato immobiliare romano fece la sua fortuna costruendo palazzoni in tutta Roma, dall'Eur a Magliana passando per il Tuscolano e Ostia fino ad arrivare a Pomezia per un totale di migliaia di metri cubi. Un impero, quello di Armellini, che non passò inosservato. Il 14 febbraio 1980 l'imprenditore venne rapito per poi essere liberato, dopo ben 263 giorni di prigionia, dietro pagamento di un riscatto di un miliardo e trecento milioni. 

Partito dal nulla, figlio di un muratore, il geometra Renato Armellini costruisce il suo impero a partire dagli anni cinquanta. Una storia non esente da speculazioni, abusivismi e diversi problemi con la giustizia (tra le accuse la morte sul lavoro di un suo operaio, bancarotta fraudolenta, truffa aggravata, lottizzazioni abusive). Come nel 1974 quando il costruttore realizza un palazzone di nove piani in via Mantegna a Tor Marancia senza averne autorizzazioni. Il caso, dopo un lungo iter giudiziario, terminerà con una multa salata.

La storia di Armellini è lastricata di vicende giudiziarie e contenziosi. Morto nel 1993 la sua eredità è arrivata fino ai tempi recenti. È l'estate del 2009. Pochi mesi prima la distruzione causata dal terremoto all'Aquila ha scosso l'Italia. A Roma, Ostia per la precisione, si diffonde la notizia che un palazzo realizzato a suo tempo proprio da Armellini in via Marino Fasan è pericolante e Alemanno, dopo le dovute perizie, decide di evacuarlo. Il sospetto è che al cemento sia stata mescolata la sabbia del mare che da quelle case dista poche decine di metri.

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