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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Finte fatture per badanti e infermieri: così avvocato e imprenditore hanno truffato e derubato gli anziani

Il blitz è l'epilogo dell'operazione denominata Lazzaro. In manette un avvocato 51enne ed un imprenditore di 60 anni

Hanno messo in atto un "vero e proprio saccheggio delle proprietà" delle vittime, tutte anziane incapaci di intendere e volere. Con queste parole il Gip di Roma ha confermato l'impianto accusatorio dell'operazione Lazzaro e dato ordine ai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma di eseguire un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un avvocato di 51 anni e un imprenditore 60enne.

I due sono indagati per "peculato e corruzione per atto contrario ai doveri d'ufficio". Le indagini, svolte dalle Fiamme Gialle della Sezione di Polizia Giudiziaria e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria - Gruppo Tutela Spesa Pubblica, hanno consentito di portare alla luce una serie di condotte illecite che "l'avvocato, in qualità di amministratore di sostegno di persone molto anziane totalmente incapaci di intendere e di volere, e l'imprenditore hanno posto in essere per perpetrare – come evidenzia il G.I.P. nel provvedimento – 'un vero e proprio saccheggio delle proprietà' delle vittime", spiega la Finanza.

Per "giustificare i pagamenti e drenare le disponibilità finanziarie dei diversi assistiti", l'avvocato, sottolineano i militari, "si faceva emettere da società riconducibili all'imprenditore amico fatture per svariate migliaia di euro al mese, relative a prestazioni di assistenza asseritamente rese da infermieri o badanti ma mai effettuate o effettuate soltanto in parte", ovvero "provvedeva a pagare più volte le stesse attività, finanche alla stessa persona".

E così, pur non ricevendo il servizio, gli anziani erano costretti a pagare. Qualcuno non solo in denaro, ma anche con gli immobili. "Tramite la mediazione dell'imprenditore 60enne, l'avvocato ha venduto, richiedendo l'autorizzazione d'urgenza al Giudice Tutelare, la nuda proprietà dell'appartamento di una signora ormai morente, nel quartiere Prati, a un prezzo notevolmente inferiore a quello di mercato, ricevendo dall'acquirente – indagato, in concorso, per corruzione – un illecito compenso in contanti", si legge nella nota del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma.

Oltre alla misura cautelare personale, il G.I.P. ha disposto il "sequestro preventivo fino alla concorrenza di circa 150.000 euro" nei confronti dell'avvocato, dell'imprenditore, dell'acquirente dell'appartamento e di un altro professionista, anche lui "indagato per peculato" per aver pagato, secondo quanto emerge dalle indagini, "all'imprenditore in qualità di amministratore di sostegno, fatture per servizi assistenziali resi per importi largamente inferiori".

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