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Cronaca

Agenti aggrediti a Rebibbia, l'Osapp: "E' il segnale di una tensione in crescita"

Leo Beneduci, segretario generale dell'Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria: “Si è tornati ad una situazione pre indulto. Ci sono carceri che non aprono per carenza di personale. Tra qualche mese andrà anche peggio”

Due agenti aggrediti da un detenuto al 41 bis ed un tentativo di suicidio sventato. Due giorni caldi per il carcere di Rebibbia, che riportano in primo piano l'emergenza carcere in Italia e in particolare nei due carceri romani di Rebibbia e Regina Coeli. Ne abbiamo parlato con il segretario generale dell'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci.

Ma cosa è successo negli ultimi due giorni a Rebibbia?

DETENUTO AGGREDISCE 2 AGENTI

Un detenuto in regime di “41 bis” (il cosidetto carcere duro ) ha aggredito e ferito due agenti di polizia penitenziaria. L'episodio è avvenuto nel pomeriggio di lunedì. L'aggressione è avvenuta al rientro del detenuto in cella, dopo l'ora di socialità. L'uomo, non si sa per quale motivo, avrebbe inveito contro gli agenti, aggredendoli. Due poliziotti penitenziari sono stati medicati all'ospedale “Sandro Pertini”, mentre il detenuto è stato denunciato all'autorità giudiziaria ed ora rischia anche una sanzione disciplinare.

DETENUTO TENTA SUICIDIO, SALVATO DAGLI AGENTI

Gli agenti di polizia penitenziaria del carcere di Rebibbia hanno sventato il tentativo di suicidio di un detenuto nella sezione G9 del carcere di Rebibbia Nuovo Complesso. L'episodio è avvenuto lunedì sera. Il detenuto di 32 anni, ha tentato di impiccarsi con i lacci delle scarpe. L'uomo, che ha problemi di tossicodipendenza e disagio psichico, è anoressico e negli ultimi tre mesi in carcere ha perso circa 20 chili.

Segretario Beneduci, due agenti aggrediti. Cosa accade a Rebibbia?

Niente di nuovo rispetto agli ultimi tempi. Le aggressioni agli agenti purtroppo a Rebibbia, e non solo, sono all'ordine del giorno. Il fatto che l'aggressione sia venuta da un detenuto in regime di carcere duro è un'assoluta novità ed è indice, secondo noi, di una tensione in crescita e è destinata purtroppo a crescere.

Troppi detenuti?

Sì. Siamo tornati ad una situazione pre indulto, con un numero di agenti inadeguato a gestire la situazione. Va detto che, considerando che molte carceri in Italia vengono rette anche da un punto di vista amministrativo dagli agenti penitenziari, i 41.600 agenti in organico, non sono effettivamente sempre impiegati per badare ai detenuti. Diciamo che quelli impegnati in quell'attività sono meno di 20.000 a fronte di oltre 63.000 detenuti.

I numeri di Rebibbia e Regina Coeli quali sono?

Diciamo che in molte celle si è arrivati al terzo letto a Castello. Attualmente ci sono poco più di 1400 detenuti (prima dell'indulto erano 1600 ndr) a fronte di una capienza di 1.080. A Regina Coeli va anche peggio, anche se non ho dati precisi da fornirle. Rispetto alla capienza di poco meno di 900 posti però siamo già abbontantemente oltre. Qui c'è anche la beffa di un'ala ristrutturata da 200 posti che è pronta, già costruita, ma non ancora consegnata anche per mancanza di personale. Stesso discorso per il carcere di Rieti: attualmente lì ci sono 42 agenti per una cinquantina di detenuti. In progetto c'è di farcene andare 450, ma non sappiamo ancora con quale personale.

Servono quindi nuove carceri?

Sì, ma non solo. Secondo noi bisogna avviare un discorso sulla differenziazione della pena, anche se dalla parte pubblica non abbiamo incontrato molta disponibilità al dialogo da questo punto di vista.

Dice quindi che c'è una tendenza alla carcerarizzazione facile?

Noi scontiamo un sistema giudiziario che ricorre alle pene detentive in modo esclusivo. Secondo noi invece il carcere deve rappresentare l'estrema ratio, invece sembra che si debba mandare in carcere anche per reati di poco conto.

Come si spiega però all'opinione pubblica, che chiede certezza della pena, che per certi reati non bisogna mandare in carcere?
 
Beh secondo me bisogna scindere la questione sicurezza. C'è da valutare che con il sistema detentivo attuale per il detenuto non c'è nessuna possibilità di riscatto e di reiserimento. Secondo me bisognerebbe cercare di lavorare in questo senso. Per fare un esempio semplicistico: se abbiamo il 35% di detenuti tossicodipendenti, non è con il carcere che li si aiuta.

La politica che ruolo ha in questo eccesso di carcerizzazione?

Attualmente la politica ha troppa paura di perdere voti e non adempie il compito di cercare di formare un'opinione pubblica consapevole. Riempendo le carceri non si fa altro che far tornare per strada più delinquenti di prima.

Che situazione vede nei prossimi mesi?

Purtroppo la situazione non può che peggiorare. Le carceri ormai stanno scoppiando ed anche se si decide di costruirne di nuovi non sarà di certo a breve. Ci troveremo in situazioni dove i delinquenti saremo costretti a tenerli nelle caserme.
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