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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Rebibbia: imboscata dei detenuti, agente di polizia penitenziaria pestato

A denunciarlo è l'Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria): “C'è stata una vera e propria imboscata, terminata con un pestaggio in piena regola. E' anche colpa dell'estensione dell'orario di socialità fino alle 22”

E' incandescente la situazione nelle carceri romane. Dopo il principio di rivolta di qualche giorno fa nel carcere di Regina Coeli e le concessioni fatte causa caldo eccessivo a Rebibbia, è di ieri la notizia di un agente di polizia penitenziaria pestato sempre nel carcere di Rebibbia.

Autori della violenza due detenuti che si sono anche avvalsi di un palo per portare a termine quella che l'Osapp, l'organizzazione sindacale autonoma Polizia Penitenziaria, non esita a definire un'imboscata. L'agente, malmenato dai 2 detenuti, se la caverà con 7 giorni di prognosi.

Secondo l'Osapp “la gravità dell'accaduto sta proprio nella premeditazione di aggressioni oramai all'ordine nel giorno nei sovraffollati penitenziari italiani”.

L'episodio è avvenuto ieri mattina, nel reparto G12 del carcere romano Rebibbia nuovo complesso dove al primo piano ci sono 161 detenuti. Il segretario Osapp Leo Beneduci fornisce anche delle cifre per dare peso alla propria denuncia. “A vigilare su quei 161 detenuti ci dovrebbero essere quattro agenti. A causa della carenza di personale però c'era soltanto il collega che è stato vittima del pestaggio”.

Nei giorni scorsi a causa del caldo ai detenuti di Rebibbia erano state fatte delle concessioni soprattutto per quanto riguarda la socialità, estesa fino alle 22, con la possibilità quindi di uscire dalle proprie celle oltre la semplice ora d'aria. Già allora l'Osapp protestò contro questa concessione ed oggi ribadisce: "Questo clima è anche favorito dalle concessioni di alcuni direttori che durante il periodo estivo estendono l'orario di socialità fino alle 22. Quando abbiamo obiettato che non ci sono agenti sufficienti a controllare così tanti detenuti fuori dalle celle ci è stato risposto - conclude Beneduci - che in questo modo stavano buoni e rispettavano personale. E si vede".
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