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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Adozione di una bimba a una coppia omosessuale: il primo caso italiano è a Roma

La piccola è figlia biologica di una delle due conviventi, che hanno prima portato avanti la procreazione assistita all'estero, e poi richiesto e ottenuto in Italia l'adozione

Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha riconosciuto l'adozione di una bambina a una coppia omosessuale di donne. Non è un tema normato dalla legge italiana, e lo sappiamo, ma l'aula ha applicato l'articolo 44 della legge sull'adozione, che contempla casi particolari. Le due vivono nella Capitale dal 2003, e la piccola è figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia di "stepchild adoption" (termine inglese generalmente si riferisce alla procedura agevolata per l’adozione dei figli biologici o adottivi del proprio coniuge).

A rendere nota la notizia è Maria Antonia Pili, legale con sede a Pordenone e presidente di Aiaf Friuli. "Le due mamme - ha spiegato l'avvocato - hanno dapprima intrapreso e portato a termine un percorso di procreazione eterologa all'estero e, dopo la nascita della bambina, hanno stabilmente proseguito nel progetto di maternità condividendo con ottimi risultati compiti educativi e assistenziali, nonchè offrendo alla minore una solida base affettiva". Il ricorso è stato accolto sulla base dell'articolo 44 della legge sull'adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, che contempla l'adozione in casi particolari. 

"Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l'adulto, in questo caso genitore 'sociale' - ha dichiarato l'avvocato Pili - quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell'ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori. La norma in questione infatti - ha aggiunto la legale - non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi siano esse eterosessuali o omosessuali". Secondo Pili, dunque, il Tribunale per i Minorenni di Roma "ha correttamente interpretato la norma di apertura" già contenuta nella Legge sull'adozione. 

"Non si è trattato dunque - ha precisato la legale - come ben argomenta sul punto la sentenza, di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell'interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata, riconoscendo così diritti e tutela ai quei cambiamenti sociali e di costume che il legislatore ancora fatica a considerare, nonostante - ha concluso - le sempre piu' diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati".
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