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Cronaca

"Il figlio storpio non lo voglio, non può rubare": il piano dei 'Gitanos' per truffare l'assicurazione

Un piano organizzato con l'aiuto di un avvocato ed un medico compiacente. A salvare il bambino i Carabinieri

"Quel ragazzino se diventa scemo o storpio non posso nemmeno mandarlo a rubare". Una frase, cruda, che emerge da uno stralcio di una intercettazione. A parlare un ragazzo di appena 22 anni, uno dei 'Gitanos' arrestati dai Carabinieri (qui la notizia) per una serie di furti nei quartiere della Roma "bene". La storia più cupa di questa operazione, tuttavia, c'entra poco con gli appartamenti ripuliti dalla banda di 'rom' di seconda generazione, è una vicenda umana. Un racconto senza scrupoli. 

Patrick, nome di fantasia del 22enne di origine slava, ha un piano. A supportarlo la zia, figura di spicco nelle dinamiche criminali familiari, ma anche un avvocato ed un medico compiacente. Il giovane, sposato con la minorenne Maria (nome di fantasia ndr), vuole far abortire la sua compagna. La paura di avere un figlio disabile è troppo grande.

Maria deve "buttare il feto"

Così si mette in moto la macchina per attuare il piano: la ragazza incinta, tra il 5° e il 6° mese di gravidanza, deve prendere farmaci per abortire poi una truffa per ingannare l'assicurazione innescando un finto incidente stradale per simulare la perdita del bambino ed intascare un lauto premio. 

Le intercettazioni sono chiare, dirette. Maria deve "buttare il feto", "deve prendere medicinali così ragazzino muore e danno risarcimento", si legge dalle intercettazioni. Il messaggio è chiaro: deve abortire. Anche se il suo interlocutore, per un momento, prova a farlo desistere: "Che brutta cosa però".

Un avvocato ed un medico compiacenti

A sostenere il piano c'è pure un "amico" togato. "Ho sentito l'avvocato abbiamo organizzato tutto", dice Patrick facendo riferimento ai medicinali che Maria avrebbe dovuto ingerire per "buttare" il feto. Il tutto anche con l'aiuto di un medico, pagato, incaricato di intervenire per il raschiamento in sicurezza della minorenne.

Il disegno architettato, però, non finisce qui. D'accordo c'è anche un terzo uomo a libro paga. A lui il compito finale, quello di investire sulle strisce Maria "senza farle troppo male", per truffare l'assicurazione ed intascare un copioso risarcimento.  

VIDEO | Operazione 'Gitanos': ecco la refurtiva rubata 

"Che ci faccio con un figlio storpio?"

Insomma, il piano sembra oliato. Patrick è determinato e sue parole dirette lo dimostrano: "Se quel ragazzino diventa scemo o storpio che faccio con lui...Non posso nemmeno mandarlo a rubare, che posso fare con lui". A frenare il 22enne c'è solo la salute di Maria, perché Patrick a lei tiene: "Non deve morire". Poco male se le "dovessero accollare la colpa. Se va carcerata due o tre anni non mi frega niente, l'aspetto". Ma il figlio "storpio" Patrick non lo vuole.

A rassicurare il giovane è una donna. "Falla partorire, lascialo all'ospedale e andate via. Anche una mia amica ha fatto così. Pure quello stava male come il vostro", si legge in un altro stralcio d'ordinanza. La soluzione, però, convince poco così incalza. "Maria deve dire di aver paura di aver un figlio mongoloide. Che è stata una sua scelta abortire. Tanto è minorenne" e che secondo lei in Italia "non le fanno nulla".

Il decisivo intervento dei Carabinieri

Il tempo passa, Maria arriva quasi al settimo mese di gravidanza. Bisogna intervenire. I Carabinieri del Nucleo Operativo Trionfale, utilizzando il pretesto di una serie di reati minori, fermano Maria nella zona di Roma Est affidandola ad una comunità per minori nelle Marche. La truffa all'assicurazione va in fumo, il piano salta. Il piccolo è nato, sta bene. E' vivo. Nonostante tutto. 

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