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Redazione

Quella piccola impresa artigiana che ci fa tornare a sorridere

E' il 1987, Roberto a soli 22 anni realizza il sogno che aveva in mente da quando era bambino. E' bravo e responsabile, la fatica e l'impegno non lo spaventano e non sono certo argomenti nuovi per lui, in più gli piacciono le sfide e ancora di più il suo lavoro

Mentre continuano ad addensarsi fosche nubi sul futuro delle piccole imprese e vengono diffusi i drammatici dati del 2012 sul numero delle attività del terziario che hanno chiuso, noi da ostinati ottimisti volgiamo lo sguardo verso realtà incoraggianti, di nuove imprese che nascono o di quelle che già esistono e resistono. Ci auguriamo che le storie che ospiteremo su queste pagine siano oasi di speranza e spiragli di luce per restituire fiducia al settore delle piccole imprese artigiane e del commercio.

Questa storia inizia a Roma nei primi anni '70 con un bambino di 6 anni che si chiama Roberto e che ha già le idee chiare sul suo futuro: da grande vuole fare l'odontotecnico.

Certo, a quell'età ancora non sa che si chiama così il lavoro che vede svolgere nella stanza attigua del dentista da cui si reca con i genitori. Tutte le volte che bisogna andarci lui ne approfitta per intrufolarsi nel laboratorio e osservare curioso tutti i materiali e gli strumenti di lavoro esposti sul bancone.

Che non fosse un capriccio infantile Roberto lo dimostra al termine delle scuole medie, scegliendo di iscriversi alla scuola professionale di odontotecnica che allora aveva sede a Roma,in via Galvani. E' un bel sacrificio frequentare quell'Istituto, perché abitando ad Ostia é costretto a prendere il treno delle 7.30 per poter arrivare puntuale a scuola. Per sua fortuna a quei tempi il treno della Roma Lido funzionava meglio di oggi.

Ma l'impegno quotidiano di Roberto é destinato a moltiplicarsi perché nel frattempo, grazie ad una rete di contatti, al termine delle lezioni può recarsi in un vero laboratorio odontotecnico e lì svolgere il praticantato. Al termine del corso di studi ed ottenuto il diploma, Roberto parte per il servizio militare e pur avendo la possibilità di prolungare l'esperienza e firmare per rimanere in servizio, al termine del periodo di leva torna a casa. Decide di prendersi una vacanza, e così parte per Dusseldorf in Germania, dove vivono alcuni suoi parenti che lì gestiscono un ristorante e che lo ospitano. La sua intenzione era quella di restare qualche giorno ma alla fine quella che doveva essere una breve vacanza dura due anni, perché poco tempo dopo il suo arrivo gli viene proposto di lavorare presso il laboratorio di uno studio dentistico. L'impegno è grande: non conosce la lingua, dovrà affrontare le difficoltà della comunicazione e della comprensione ma avrebbe la possibilità di svolgere il lavoro che gli piace e quindi decide di accettare. L'esperienza si rivela positiva: impara i segreti del suo mestiere, instaura ottimi rapporti con i colleghi e il dottore, nello studio si lavora tanto ma si trova anche il tempo per una cena o per una birra tutti insieme e compie grandi progressi con la lingua tedesca: ancora oggi lo parla e lo comprende molto bene.

Roberto intanto é andato a vivere in un appartamento in affitto e quindi lo stipendio di 1.600 Marchi lordi (all'epoca circa 700.000 lire nette) gli serve per mantenersi. A volte non basta per arrivare a fine mese e quindi trova un lavoro serale durante il fine settimana presso una pizzeria, dove impara a fare la pizza. Il doppio impegno di lavoro non gli consente di disporre di week end lunghi o giorni di ferie, se non concentrate in agosto; l'avvento delle compagnie low cost è ancora lontano, un volo per Roma non è economico e infatti Roberto nel corso dei due anni vissuti in Germania torna una sola volta a casa a Roma.

Si comprende bene come ciò rappresentava un grosso sacrificio per un ragazzo non ancora ventenne, che ha voglia di divertirsi, di stare con gli amici e vivere la propria giovinezza. E così Roberto decide di rientrare definitivamente in Italia dopo due anni di esperienza, per vivere la sua vita di ragazzo ma anche con l'obiettivo mai dimenticato di mettersi alla prova e di mettere in pratica tutto ciò che ha imparato. Il periodo trascorso in Germania si è rivelato formativo dal punto di vista del metodo e della professionalità, della responsabilità e della competenza che lo accompagneranno per tutta la sua vita professionale.

Tornato a Roma insieme ad un compagno di scuola che disponeva già di un locale avviano un laboratorio in società. Si dividono i ruoli e pian piano si fanno conoscere ed apprezzare sul territorio vantando una buona clientela. Dopo qualche tempo Roberto matura la convinzione che è giunta l'ora di fare il grande salto. Complice un momento favorevole nel mercato immobiliare, con l'aiuto dei genitori acquista un locale che adibisce a laboratorio e vi si trasferisce per avviare una attività tutta sua.

E' il 1987, Roberto a soli 22 anni realizza il sogno che aveva in mente da quando era bambino. E' bravo e responsabile, la fatica e l'impegno non lo spaventano e non sono certo argomenti nuovi per lui, in più gli piacciono le sfide e ancora di più il suo lavoro. I clienti non tardano ad arrivare, sono anni d'oro il territorio di Ostia e zone limitrofe è in espansione. Si ritrova a lavorare dalla mattina alla sera, spesso la mamma gli prepara la cena e gliela porta in laboratorio, Roberto non si ferma neanche per mangiare, il suo tempo è tutto dedicato al suo lavoro, alla formazione e all'aggiornamento, spesso nei fine settimana partecipa ai convegni per stare al passo con le nuove tecniche. Per il lavoro che svolge Roberto è essenziale coniugare estetica e funzionalità: come lui ama ripetere il suo è uno dei pochi lavori che se ben fatto non si deve vedere. E il suo lavoro non consiste unicamente nella rigida fabbricazione di apparecchi e protesi dentarie: in realtà si tratta di realizzare qualcosa che riproduca fedelmente ciò che ha fatto Madre Natura: colori, dimensioni e anche qualche imperfezione che renda più verosimile a quelli reali gli elementi ricostruiti, per regalare ancora lo possibilità di sfoderare dei bellissimi sorrisi.

Il tempo passa, siamo quasi ai giorni nostri, nel 2009 cominciano a soffiare i primi venti di crisi e l'inizio della recessione determina una flessione nel lavoro. Nei periodi di incertezza economica le famiglie operano una selezione delle spese da affrontare, attribuendo loro delle priorità ed è così che in quel periodo saranno numerose le telefonate dei pazienti che giungeranno agli studi dei dentisti per annullare o rimandare gli appuntamenti. Per effetto domino il lavoro di Roberto ne risente, è costretto a fare a meno dell'aiuto di due apprendisti e, in alcuni giorni, ad anticipare l'orario di chiusura del laboratorio. Occorre mettere in campo delle strategie per fronteggiare la crisi e Roberto decide di puntare su una gestione attenta e oculata delle risorse a sua disposizione: azzera gli sprechi, valuta con attenzione le spese, compie tutti gli sforzi necessari per continuare a lavorare con il proprio capitale senza ricorrere a prestiti e finanziamenti e si dedica personalmente a svolgere le mansioni che fino a poco prima delegava ai suoi assistenti. Come abbiamo già affermato dalle pagine di questo blog, a volte le difficoltà sono lo stimolo per nuove idee e Roberto comprende che è il momento di concentrare l'attenzione sul valore aggiunto del suo lavoro. Protesi ed elementi possono essere creati e prodotti indifferentemente dall'uno o dall' altro tecnico ma la disponibilità e la collaborazione che offre alla sua clientela possono fare la differenza.

Succede anche che a lui si rivolgano persone anziane che hanno bisogno della riparazione della propria protesi, in quel caso Roberto si dimostra disponibile ad aiutarle andando a domicilio oppure accompagnandole a casa, ovviamente senza alcun sovrapprezzo. Nei periodi di difficoltà è importante trovare chi non guarda solo al proprio profitto ma al benessere comune. Ancora oggi è questa la ricetta anti-crisi di Roberto, creare un buon prodotto finito, curare la qualità del rapporto, offrire la propria disponibilità alla risoluzione dei problemi.

Fin qui una bella storia di passione e impegno ma c'è spazio anche per qualche recriminazione. Il parere di Roberto è che da parte delle istituzioni non vi sia abbastanza attenzione nei confronti delle imprese artigianali, non ci sono strumenti a misura di impresa capaci di sostenere attività come le sua. Capita infatti di dovere rinunciare ad alcuni incentivi perchè l'apparato burocratico per ottenerli diventa esso stesso un ostacolo insormontabile per le imprese più piccole, o che la pressione fiscale generi costi troppo elevati da sostenere. Ciò non consente neanche di creare nuova occupazione, in un settore che soffre già della carenza di ricambio generazionale; in questo senso sarebbe auspicabile uno sviluppo del mercato del lavoro oltre alla sua semplificazione evitando così che i piccoli imprenditori e gli artigiani rinuncino ad assumere concentrando su loro stessi tutto il lavoro da fare, con il risultato di aumentare il numero di ore di lavoro in capo alla stessa persona senza che ciò produca altra ricchezza.

Dal racconto di questa storia possiamo trarre la conclusione che le piccole imprese sono piccole solo nelle dimensioni ma gli sforzi che compiono ogni giorno per esistere e resistere sono enormi e che il made in Italy e la creatività che fanno onore al nostro Paese non sono appannaggio esclusivo dei grandi marchi della moda e del lusso.

Per questo ci auguriamo che la prossima legislatura sappia e voglia attuare una serie di provvedimenti per il sostegno alle piccole imprese artigianali e commerciali e che vengano finalmente riconosciute come motore di sviluppo.

Quella piccola impresa artigiana che ci fa tornare a sorridere

Mentre continuano ad addensarsi fosche nubi sul futuro delle piccole imprese e vengono diffusi i drammatici dati del 2012 sul numero delle attività del terziario che hanno chiuso, noi da ostinati ottimisti volgiamo lo sguardo verso realtà incoraggianti, di nuove imprese che nascono o di quelle che già esistono e resistono. Ci auguriamo che le storie che ospiteremo su queste pagine siano oasi di speranza e spiragli di luce per restituire fiducia al settore delle piccole imprese artigiane e del commercio.

Questa storia inizia a Roma nei primi anni '70 con un bambino di 6 anni che si chiama Roberto e che ha già le idee chiare sul suo futuro: da grande vuole fare l'odontotecnico.

Certo, a quell'età ancora non sa che si chiama così il lavoro che vede svolgere nella stanza attigua del dentista da cui si reca con i genitori. Tutte le volte che bisogna andarci lui ne approfitta per intrufolarsi nel laboratorio e osservare curioso tutti i materiali e gli strumenti di lavoro esposti sul bancone.

Che non fosse un capriccio infantile Roberto lo dimostra al termine delle scuole medie, scegliendo di iscriversi alla scuola professionale di odontotecnica che allora aveva sede a Roma,in via Galvani. E' un bel sacrificio frequentare quell'Istituto, perché abitando ad Ostia é costretto a prendere il treno delle 7.30 per poter arrivare puntuale a scuola. Per sua fortuna a quei tempi il treno della Roma Lido funzionava meglio di oggi.

Ma l'impegno quotidiano di Roberto é destinato a moltiplicarsi perché nel frattempo, grazie ad una rete di contatti, al termine delle lezioni può recarsi in un vero laboratorio odontotecnico e lì svolgere il praticantato. Al termine del corso di studi ed ottenuto il diploma, Roberto parte per il servizio militare e pur avendo la possibilità di prolungare l'esperienza e firmare per rimanere in servizio, al termine del periodo di leva torna a casa. Decide di prendersi una vacanza, e così parte per Dusseldorf in Germania, dove vivono alcuni suoi parenti che lì gestiscono un ristorante e che lo ospitano. La sua intenzione era quella di restare qualche giorno ma alla fine quella che doveva essere una breve vacanza dura due anni, perché poco tempo dopo il suo arrivo gli viene proposto di lavorare presso il laboratorio di uno studio dentistico. L'impegno è grande: non conosce la lingua, dovrà affrontare le difficoltà della comunicazione e della comprensione ma avrebbe la possibilità di svolgere il lavoro che gli piace e quindi decide di accettare. L'esperienza si rivela positiva: impara i segreti del suo mestiere, instaura ottimi rapporti con i colleghi e il dottore, nello studio si lavora tanto ma si trova anche il tempo per una cena o per una birra tutti insieme e compie grandi progressi con la lingua tedesca: ancora oggi lo parla e lo comprende molto bene.

Roberto intanto é andato a vivere in un appartamento in affitto e quindi lo stipendio di 1.600 Marchi lordi (all'epoca circa 700.000 lire nette) gli serve per mantenersi. A volte non basta per arrivare a fine mese e quindi trova un lavoro serale durante il fine settimana presso una pizzeria, dove impara a fare la pizza. Il doppio impegno di lavoro non gli consente di disporre di week end lunghi o giorni di ferie, se non concentrate in agosto; l'avvento delle compagnie low cost è ancora lontano, un volo per Roma non è economico e infatti Roberto nel corso dei due anni vissuti in Germania torna una sola volta a casa a Roma.

Si comprende bene come ciò rappresentava un grosso sacrificio per un ragazzo non ancora ventenne, che ha voglia di divertirsi, di stare con gli amici e vivere la propria giovinezza. E così Roberto decide di rientrare definitivamente in Italia dopo due anni di esperienza, per vivere la sua vita di ragazzo ma anche con l'obiettivo mai dimenticato di mettersi alla prova e di mettere in pratica tutto ciò che ha imparato. Il periodo trascorso in Germania si è rivelato formativo dal punto di vista del metodo e della professionalità, della responsabilità e della competenza che lo accompagneranno per tutta la sua vita professionale.

Tornato a Roma insieme ad un compagno di scuola che disponeva già di un locale avviano un laboratorio in società. Si dividono i ruoli e pian piano si fanno conoscere ed apprezzare sul territorio vantando una buona clientela. Dopo qualche tempo Roberto matura la convinzione che è giunta l'ora di fare il grande salto. Complice un momento favorevole nel mercato immobiliare, con l'aiuto dei genitori acquista un locale che adibisce a laboratorio e vi si trasferisce per avviare una attività tutta sua.

E' il 1987, Roberto a soli 22 anni realizza il sogno che aveva in mente da quando era bambino. E' bravo e responsabile, la fatica e l'impegno non lo spaventano e non sono certo argomenti nuovi per lui, in più gli piacciono le sfide e ancora di più il suo lavoro. I clienti non tardano ad arrivare, sono anni d'oro il territorio di Ostia e zone limitrofe è in espansione. Si ritrova a lavorare dalla mattina alla sera, spesso la mamma gli prepara la cena e gliela porta in laboratorio, Roberto non si ferma neanche per mangiare, il suo tempo è tutto dedicato al suo lavoro, alla formazione e all'aggiornamento, spesso nei fine settimana partecipa ai convegni per stare al passo con le nuove tecniche. Per il lavoro che svolge Roberto è essenziale coniugare estetica e funzionalità: come lui ama ripetere il suo è uno dei pochi lavori che se ben fatto non si deve vedere. E il suo lavoro non consiste unicamente nella rigida fabbricazione di apparecchi e protesi dentarie: in realtà si tratta di realizzare qualcosa che riproduca fedelmente ciò che ha fatto Madre Natura: colori, dimensioni e anche qualche imperfezione che renda più verosimile a quelli reali gli elementi ricostruiti, per regalare ancora lo possibilità di sfoderare dei bellissimi sorrisi.

Il tempo passa, siamo quasi ai giorni nostri, nel 2009 cominciano a soffiare i primi venti di crisi e l'inizio della recessione determina una flessione nel lavoro. Nei periodi di incertezza economica le famiglie operano una selezione delle spese da affrontare, attribuendo loro delle priorità ed è così che in quel periodo saranno numerose le telefonate dei pazienti che giungeranno agli studi dei dentisti per annullare o rimandare gli appuntamenti. Per effetto domino il lavoro di Roberto ne risente, è costretto a fare a meno dell'aiuto di due apprendisti e, in alcuni giorni, ad anticipare l'orario di chiusura del laboratorio. Occorre mettere in campo delle strategie per fronteggiare la crisi e Roberto decide di puntare su una gestione attenta e oculata delle risorse a sua disposizione: azzera gli sprechi, valuta con attenzione le spese, compie tutti gli sforzi necessari per continuare a lavorare con il proprio capitale senza ricorrere a prestiti e finanziamenti e si dedica personalmente a svolgere le mansioni che fino a poco prima delegava ai suoi assistenti. Come abbiamo già affermato dalle pagine di questo blog, a volte le difficoltà sono lo stimolo per nuove idee e Roberto comprende che è il momento di concentrare l'attenzione sul valore aggiunto del suo lavoro. Protesi ed elementi possono essere creati e prodotti indifferentemente dall'uno o dall' altro tecnico ma la disponibilità e la collaborazione che offre alla sua clientela possono fare la differenza.

Succede anche che a lui si rivolgano persone anziane che hanno bisogno della riparazione della propria protesi, in quel caso Roberto si dimostra disponibile ad aiutarle andando a domicilio oppure accompagnandole a casa, ovviamente senza alcun sovrapprezzo. Nei periodi di difficoltà è importante trovare chi non guarda solo al proprio profitto ma al benessere comune. Ancora oggi è questa la ricetta anti-crisi di Roberto, creare un buon prodotto finito, curare la qualità del rapporto, offrire la propria disponibilità alla risoluzione dei problemi.

Fin qui una bella storia di passione e impegno ma c'è spazio anche per qualche recriminazione. Il parere di Roberto è che da parte delle istituzioni non vi sia abbastanza attenzione nei confronti delle imprese artigianali, non ci sono strumenti a misura di impresa capaci di sostenere attività come le sua. Capita infatti di dovere rinunciare ad alcuni incentivi perchè l'apparato burocratico per ottenerli diventa esso stesso un ostacolo insormontabile per le imprese più piccole, o che la pressione fiscale generi costi troppo elevati da sostenere. Ciò non consente neanche di creare nuova occupazione, in un settore che soffre già della carenza di ricambio generazionale; in questo senso sarebbe auspicabile uno sviluppo del mercato del lavoro oltre alla sua semplificazione evitando così che i piccoli imprenditori e gli artigiani rinuncino ad assumere concentrando su loro stessi tutto il lavoro da fare, con il risultato di aumentare il numero di ore di lavoro in capo alla stessa persona senza che ciò produca altra ricchezza.

Dal racconto di questa storia possiamo trarre la conclusione che le piccole imprese sono piccole solo nelle dimensioni ma gli sforzi che compiono ogni giorno per esistere e resistere sono enormi e che il made in Italy e la creatività che fanno onore al nostro Paese non sono appannaggio esclusivo dei grandi marchi della moda e del lusso.

Per questo ci auguriamo che la prossima legislatura sappia e voglia attuare una serie di provvedimenti per il sostegno alle piccole imprese artigianali e commerciali e che vengano finalmente riconosciute come motore di sviluppo.

Maria Luisa Leo

Quella piccola impresa artigiana che ci fa tornare a sorridere

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