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Redazione

Mercati rionali e farmer’s market: ecco come possono convivere

I mercati contadini nel nostro Paese sono stati introdotti con una legge del 2006, imbastita quando era Gianni Alemanno il ministro alle Politiche Agricole

Tra le cose che l'annunciata nuova legge sul commercio avrebbe dovuto incanalare verso un precisa regolamentazione, c'era quella relativa ai farmer's market. I mercati contadini nel nostro Paese sono stati introdotti con una legge del 2006, imbastita quando era Gianni Alemanno il ministro alle Politiche Agricole e forte era stata l'azione di lobby, messa in campo da Coldiretti, per favorirne la proliferazione su tutto il territorio italiano. La stesura delle norme di principio portò all'approvazione della legge, quando si era appena insediato il successivo governo Prodi. Il feeling tra l'associazione di categoria ed il sindaco venne riallacciato qualche anno più tardi, dal Campidoglio, in una forma un po' spuria, dal momento che la regione Lazio non aveva ancora disposto il provvedimento regolamentare.

Fu deciso di consentire alla Fondazione Campagna Amica, braccio economico di Coldiretti, l'organizzazione, nei fine-settimana, di due farmer's market, il primo vicino al Circo Massimo , nei locali dell'ex autoparco comunale, il secondo allestito all'interno dell'ex Mattatoio di Testaccio. A ruota alcuni presidenti di Municipio hanno avviato iniziative più marginali consentendone lo svolgimento, la domenica, in piazze aventi capacità attrattive per i potenziali utenti. Il problema di fondo che va evocato è che, se nel resto d'Italia i mercati contadini hanno forti ragioni di esistere, per accorciare la filiera in un contesto dove la rete distributiva commerciale favorisce meccanismi al rialzo dei prezzi, a Roma la presenza di una diffusa rete di mercati rionali, dove all'interno operano tutt'ora circa 400 coltivatori diretti , crea evidenti ragioni di attrito, specie in un momento di evidente crisi generalizzata dei consumi; in particolare, come recitano le statistiche, di quelli attinenti il comparto ortofrutticolo.

Detto questo, non si può negare che in particolare i due farmer's market che sono stati istituiti, come si diceva, senza le necessarie procedure regolamentari, hanno rappresentato e rappresentano una ulteriore e positiva prospettiva di crescita, nella consapevolezza di un consumo di prodotti naturali e biologicamente curati. Coldiretti, come si diceva, è parte attiva in tutta l' organizzazione ed è evidente l'obiettivo di favorire le aziende iscritte al suo interno. Il settore agricolo, molto di più che non quello che riguarda il commercio al dettaglio, in particolare quello esercitato nei tradizionali nostri mercati di quartiere, è uno di quelli a maggiore sindacalizzazione.

Non è un caso , perché il fenomeno non corrisponde ad una scelta politica fine a se stessa, quanto un collegamento di tipo fattuale a contributi , gestione contabile-amministrativa delle aziende, rapporti con gli enti territoriali, promozione delle ditte stesse, che viene delegato ad unico motore trainante. E' innegabile però, che un certo tipo di consumatore apprezza particolarmente questa formula di mercato alternativo , vetrina di prodotti naturali che esclude passaggi intermedi di filiera e sembra consentire il filo diretto dal produttore al consumatore. Ciò nonostante i prezzi rimangono non abbordabili per tutti e oggi chi ha la responsabilità di far quadrare i conti, all'interno delle famiglie più disagiate, fa bene a rimanere affezionata al suo storico mercato rionale e di quartiere. Pur tuttavia questi farmer's market' sono riusciti ad imporsi verso un certo tipo di consumatore - ci si scusi il termine - più acculturato, più attento alle connotazioni ed alle garanzie qualitative offerte dai singoli prodotti, piuttosto che al prezzo al quale questi vengono esitati. Rimane il fatto che, in un mercato storico come quello di Testaccio, recentemente riqualificato e trasferito in una collocazione prossima al concorrente farmer's, la probabilità di vedersi sottratto o più facilmente sottraibile quel tipo consolidato di cliente, rimane una di quelle pillole non facili da digerire. Dal nostro punto di osservazione ci permettiamo di avanzare, all'attuale compagine comunale od alla prossima, un'ipotetica via d'uscita alle frizioni non ancora sopibili tra le due fazioni contendenti.

Anziché metterli in concorrenza, perché non far convivere mercati rionali e farmer's market nella stessa location. Perché, ad esempio, non pensare ad un utilizzo domenicale delle strutture mercatali, per allestirvi la versione "farmer's"? Cosi da dare un po' di respiro ai mercati comunali, assicurando loro di salvaguardare quel 50% di lavoro medio settimanale, che viene dalla sola giornata del sabato? Ma c'è un bilancio comunale ancora d'approvare e poi ci sarà spazio all'interno di una prevedibilmente calda campagna elettorale. Vogliamo pensare che questo argomento possa essere affrontato da chi si accinge a candidarsi per il Campidoglio, aspettando anche che l'assessore di turno, in regione, provveda finalmente a riformare una legge vecchia del ….. secolo scorso.

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Mercati rionali e farmer’s market: ecco come possono convivere

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