Pommidoro, romanità a tavola
Una tana della romanità nel cuore della San Lorenzo borgatara: Pommidoro. Per gli amanti del genere questo è il paradiso del quinto quarto.
Aperto il menù abbiamo capito che era il paradiso del quinto quarto. Trippa, Coda alla vaccinara e soprattutto Pajata! Scoperta delle scoperte: quel mega-spiedino che avevamo visto mettere nel forno a legna era proprio di pajata. Ovviamente aggiudicato, oltre a un rigatone sempre con pajata per non smentirci.
Unica deviazione, per un antipastino a base di porchetta di Selci in Sabina: davvero delicata. Peccato solo fosse fredda, ma la porchetta non si riscalda: tocca quindi andare a Selci per assaggiarla appena fatta! Arrivano quindi i rigatoni. Decisamente al dente, con un sughetto che secondo me tradiva una generosa punta di cannella e con lei, la Pajata, al centro del piatto. Fatto a pezzi il cilindro di sapore e amalgamato con pasta e sugo il risultato era eccezionale.
Quindi l'atteso spiedone. A me ricordava vagamente i "cazz'marr" foggiani, ovvero i torcinelli grandi fatti alla griglia. Questo era un rotolone di pajata ripieno di qualsiasi altro pezzo di interiora e generosamente aromatizzato all'esterno. Il risultato era un esterno speziato e croccantino e un interno saporito e molto "animale".
Torneremo sicuramente in questa tana della romanità da San Lorenzo pre-universitaria/bohemienne.