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Birreria Peroni, l'arte dello sprucido

A mezzo passo da Piazza Santi Apostoli, in pieno centro, la Birreria Peroni è una certezza sia a pranzo che a cena. Spesso c'è da aspettare, ma la fila scorre in fretta e il simpatico proprietario all'entrata, sosia di Leo Gullotta, vi conquisterà con un sorriso.

Quando esci tardi dal lavoro e sei in centro, un solo nome risuona come approdo sicuro a tutte le ore (salvo arrivare troppo presto che poi non trovi posto!): Birreria Peroni. E' così che qualche sera fa ho scelto questa boccata di ossigeno sprucido. Tema ricorrente? Birra naturalmente, e anche wurstel, fritti, crauti... Insomma più che Birreria Peroni sembrerebbe una Birreria Viennese, ma per essere sicuri di non sbagliare basta vedere arrivare il primo wurstellone sistemato in maniera inequivocabile e accompagnato dai cori da stadio dei camerieri. La domanda è: "ma i camerieri, a 60 anni, non si sono stancati di fare queste scenette?". Forse sì, ma evidentemente li pagano bene.

Altro personaggione è il - suppongo - proprietario che sta sul trespolo all'entrata a far da vigile che regola le entrate e le uscite, nonché da contabile perché non c'è moneta che non passi dalle sue mani. Lui è uguale a Leo Gullotta, solo un po' più alto e più giovane. Anche simpatico, tanto che se devi aspettare te lo dice sempre con la capacità di non farti innervosire preventivamente.

Dopo questo lungo preambolo, il cibo! Come dicevo, il cavallo di battaglia sono i wurstel, serviti preferibilmente con crauti e frittoni vari. C'è anche una discreta scelta e, quantomeno, non sembra la classica cosa che uno si può fare da solo a casa.

Molto buono è l'arrosto misto, che racchiude vari tipi di carne e un assaggio di contorni (crauti e patatine). Davvero saporiti i filetti di baccalà fritti, la cui pastella risulta croccante e asciutta.
Meno consigliabili i primi, almeno a cena, quando purtroppo sembrano un po' tutti uguali...

Del pranzo, invece, ho ricordi lontani - era il 2007 quando ci andavo frequentemente - ma abbastanza distinti. Quando trovavamo la fettina panata - versione romana della cotoletta - era una festa! Buoni anche i piatti di pesce, di giorno, quando la lista è quella scritta a mano e capita già dopo qualche minuto che sono andati tutti a ruba perché si comprano pochi pezzi e si cucina solo quello che si consuma di sicuro.

Nella mia ultima visita non ho preso i dolci, ma se non ricordo male non erano da disdegnare...
 
Prezzi? Bassi, decisamente bassi. Non a caso è stato uno dei primi locali che ho conosciuto a Roma, perché certi locali li conoscono soprattutto gli studenti squattrinati!
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