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Romaneggiando

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A cura di Claudio Colaiacomo

Quando Romeo "Er più" incontrò "Er malandrinone" e divenne "Er Tinea"

Romeo Ottaviani è stato l’ultimo “bullo” di Roma, erede di una lunga scia di popolani abili con il coltello, grandi bevitori, protettori dei più deboli con animo nobile. Per la polizia erano semplici malviventi, ma per la gente comune incarnavano peculiarità eroiche, quasi cavalleresche. 

Nato nel 1877 al rione Borgo, nella suggestiva piazza del Catalone, visse tutta la vita a Trastevere in piazza De Renzi, dove si affermò come leader indiscusso tra le strade e i vicoli attraverso frequenti liti e parapiglia nelle osterie della zona. Era un omone alto e corpulento, per il popolo era “Er più”, ovvero il più temibile e rispettabile tra i smargiassi della città. Francesco Ripandelli, rappresentante della pubblica sicurezza di Trastevere, nel tentativo di tenerlo occupato, gli trovò addirittura lavoro come vetturino presso le poste di piazza San Silvestro. Sperava di tenerlo lontano dalle osterie e dai fattacci di cronaca, in cui spesso andava a finire. 

Un episodio in particolare echeggiò in città: nel 1897 venne alle mani e poi al coltello con Er malandrinone, un protettore di prostitute che Er tinea sorprese in via Frattina mentre picchiava a sangue una delle ragazze che sfruttava. Ottaviani intervenne, si scatenò una violenta zuffa dalla quale ne uscì vincitore. Er malandrinone scappò a gambe levate e quasi ci lasciò la pelle. Più tardi si venne a sapere che quell’uomo era nientemeno che il capo di un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento della prostituzione. Da quel giorno Ottaviani divenne “er tinea”, il bullo più temuto di Roma. Lo stesso soprannome deriva dall’espressione popolare romanesca so’ sangue d’Inea per sottolineare le origini romane tracciabili fino a Enea, progenitore della stirpe romana. 

Per la gente del suo rione, Romeo era un riferimento, a volte un confessore, al quale rivolgersi per risolvere questioni grandi e piccole. Spesso bastava solo il suo nome per mettere a tacere liti e contenziosi. Le stesse forze dell’ordine ne riconoscevano l’autorità, anche se non ufficialmente, e sono in molti a sostenere che Er tinea fosse un fidato collaboratore, una fonte di informazioni contro i malavitosi capitolini. Forse proprio per la scomoda collaborazione, la sera del 6 aprile 1910 venne aggredito a due passi da casa sua, in via del Moro, mentre era a passeggio con la moglie e il figlioletto Alessandro. Bastiano Er sartoretto lo aggredì alle spalle con il coltello ferendolo mortalmente al collo. Ottaviani fu trasportato all’ospedale della Consolazione, dove morì il giorno seguente. Per ironia della sorte e per sua sfortuna, il figlio Alessandro seguì le orme del padre. Era detto Er pazzaja, e morì anche lui accoltellato da una donna il 16 aprile 1918 a piazza del Catalone. Proprio dove suo padre era nato 41 anni prima. 

Da I LOVE ROMA libro di Claudio Colaiacomo

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