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Romaneggiando

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A cura di Claudio Colaiacomo

La scoperta del massacro di via Rasella

Alcune forti esplosioni scossero la quiete notturna del complesso salesiano di San Callisto e San Tarcisio sull’Appia Antica la notte di venerdì 24 marzo 1944 Roma era occupata dai nazisti e vigeva il coprifuoco. Quella mattina un gravissimo attentato aveva fatto trentatré vittime tra i soldati tedeschi del battaglione Bolzano di stanza a Roma, dilaniate da una bomba in via Rasella.

Le esplosioni di quella sera non destarono troppi sospetti, dopotutto Roma stava vivendo mesi drammatici, la seconda guerra mondiale imperversava da anni. Luigi Szenik faceva da guida nelle vicine catacombe di San Calisto, parlava tedesco e quella mattina ascoltò due soldati tedeschi bisbigliare di un’esecuzione di massa sulla vicina via Ardeatina. La notizia si propagò tra i salesiani e quel pomeriggio tre di loro si recarono presso le cave di pozzolana abbandonate, un luogo conosciuto, decine di metri di cunicoli intersecanti e collegati tra loro.

Giovanni Fagiolo, Giuseppe Perrinella e Enrico Bolis si trovarono davanti all’entrata delle cave, una caverna con l’ingresso crollato a causa probabilmente delle mine, le cui esplosioni avevano scosso la zona poche ore prima. Si fecero strada alla luce di una candela attraverso un cunicolo parallelo che conoscevano bene. Quello che videro fu uno spettacolo agghiacciante, decine di corpi ammassati uno sull’altro nelle tenebre della grotta, coperti da terra e pozzolana.

Lo stato di abbandono e l’assenza di pattuglie tedesche a guardia del luogo dell’eccidio è spiegabile dalla volontà nazista di non destare sospetti. Gli stessi salesiani decisero di non divulgare la notizia per paura di ulteriori rappresaglie, il clima era di terrore assoluto. Il giorno dopo, la notizia del massacro fu riportata in un trafiletto de «Il Messaggero», grazie a una soffiata capace di trapelare attraverso il serrato controllo nazista.

Trecentotrentacinque anime, tredici vittime ancora oggi non identificate, furono trucidate brutalmente con un colpo di pistola alla tempia e ammassate una sull’altra. Detenuti e gente non gradita al regime, raccolta in fretta nel carcere di Regina Coeli e nella prigione di via Tasso. Esseri umani di ogni estrazione sociale, tra cui fruttivendoli, commercialisti, insegnanti e persino un arrotino, un professore di filosofia, uno scaricatore dei mercati generali e un venditore ambulante. La storia della scoperta è il frutto di una recente ricerca a cura dell’archivio storico salesiano.

Da Roma perduta e dimenticata libro di Claudio Colaiacomo

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