rotate-mobile
Romaneggiando

Romaneggiando

A cura di Claudio Colaiacomo

Il bagno in comune

Esiste un luogo nascosto, purtroppo chiuso al pubblico, che rappresenta una testimonianza eccezionale della vita di ogni giorno nella Roma antica. Negli anni Sessanta il crollo di una parte del muraglione che sostiene il piazzale davanti alla chiesa di San Pietro in Montorio al Gianicolo portò alla luce i resti di un’antica latrina. Il nome non lascia dubbi, si tratta di un vero e proprio bagno pubblico risalente al II secolo dopo Cristo. 

I romani, quelli di un certo livello sociale, potevano permettersi una particolare cura dell’igiene personale. Non solo terme e palestre, ma anche luoghi per liberare vescica e intestino in ambienti ricchi e confortevoli. Una scritta in latino volgare incisa sul muro d’ingresso recita eloquentemente “Dopo aver goduto dei piaceri della tavola, vieni qui per poi dedicarti ai piaceri dell’amore”. 

Ci immaginiamo una scampagnata primaverile di duemila anni fa tra i boschi del Gianicolo, magari dopo un pranzo in una taverna “transtyberina”, con cucina etnica, vista la forte presenza straniera nell’antico Trastevere. Poi concludere tra le braccia della persona che amiamo magari all’ombra di un pino con vista su Roma. Dopo ovviamente aver fatto visita alla latrina, come ci invita a fare l’antica scritta. Andare al bagno duemila anni fa era un’esperienza a dir poco sociale. La latrina era finemente decorata, molte pitture e disegni sono ancora visibili. Le sedute (antenate dei water) erano in fila una accanto all’altra. Una sorta di lungo sedile con fori a distanza regolare sotto i quali defluiva acqua corrente per portar via gli escrementi. 

In questa latrina però le sedute erano probabilmente in legno perché è stato rinvenuto solo il canale di scolo. Se volete farvi un’idea di come fossero gli antichi water, affacciatevi dal parapetto che delimita l’area archeologica di Largo Argentina davanti al teatro omonimo, lì se ne conservano alcuni. Gli avventori si sedevano spalla a spalla e, oltre ad espletare le funzioni corporee, si intrattenevano chiacchierando o intavolando discorsi politici o di lavoro. Davanti alle sedute erano collocate vasche piene di acqua corrente e ceste con spugne marine. Era così che ci si puliva, infilzando le spugne con degli appositi bastoncini e poi sciacquandole nella vasca.

Da Roma perduta e dimenticata libro di Claudio Colaiacomo

Claudio Colaiacolo Twitter @ilgirodiroma501

Facebook https://www.facebook.com/colaiacomo.claudio?fref=ts

Il bagno in comune

RomaToday è in caricamento