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Limitato a Porta Maggiore

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A cura di Ylenia Sina

Ecco perché Raggi governerà 'bene' con Salvini al Viminale

Il pugno duro sulle occupazioni e il ruolo del Viminale

Non sarà difficile per Virginia Raggi abituarsi all'alleanza del 'suo' Movimento cinque stelle con la Lega di Matteo Salvini. E non solo per la rassicurante logica del 'governo amico' a cui potrà chiedere con più serenità più poteri e più risorse per una capitale malmessa. C'è tutto un pezzo di gestione della città sperimentato fino ad oggi dall'amministrazione Raggi, che è già in piena sintonia con le aspirazioni della nuova formazione penta-legista e che con Salvini al Viminale potrebbe trovare un pieno sostegno. In cima alla lista c'è la questione abitativa, con particolare accanimento su occupazioni e abitanti delle case popolari, a cui si aggiunge la questione immigrazione.

Tutti temi sui quali la Roma di Virginia Raggi ha rappresentato una garanzia per Matteo Salvini. C'è poi l’annosa questione dei campi rom. Il piano di Raggi per la loro chiusura, che puntava ad un'integrazione di queste famiglie, sta facendo acqua da tutte le parti e l'interventismo di Salvini potrebbe entrare senza troppa resistenza nelle periferie romane. 

Sul pugno duro verso le occupazioni c'è un'assoluta coincidenza di vedute. Anzi, sembra che il punto programmatico abbia attinto dalle vicende capitoline. Si punta il dito contro il reato di occupazione abusiva, non si menziona mai che, nei fatti, siamo di fronte alla negazione di un diritto fondamentale, ribadito recentemente anche dall'Europarlamento. "Le sole condizioni di difficoltà economiche non possono mai giustificare l’occupazione abusiva" si legge nel contratto. I poveri non esistono, quindi. Bisogna "attestare condizioni psico-fisiche deficitarie e l'incapacità oggettiva del soggetto a procurare il necessario sostentamento per sé ed eventualmente per la propria famiglia". Il sottotesto è una strisciante e crescente colpevolizzazione dei più poveri: se stai bene e non sei capace di trovarti un lavoro stabile e abbastanza remunerativo per pagarti un affitto a canone di libero mercato è colpa tua. Non della precarietà, non della disoccupazione, non di condizioni di lavoro sempre più inique, non del totale abbandono delle politiche abitative o di un welfare insufficiente per garantire a tutti una vita dignitosa.

Da questo punto di vista Roma ha già dato ampia dimostrazione delle sue potenzialità. Prima di tutto è riuscita ad introdurre nella prassi amministrativa in materia una nuova categoria, ormai normalizzata, che rispecchia a pieno le esigenze del contratto penta-leghista: la cosiddetta 'fragilità'. Donne, bambini, anziani, disabili, persone con patologie mentali. A queste soltanto spetta assistenza. E, sia ben chiaro, non un diritto ad una casa. Le politiche ‘attive’ rispecchiano questa idea. È il caso della delibera regionale sull'emergenza abitativa: pur di non riconoscere le necessità materiali che hanno spinto negli anni migliaia di persone ad occupare, l'amministrazione Raggi sta lasciando nel cassetto della Regione 190 milioni di euro che potrebbero essere utilizzati per lenire, almeno in parte, un disagio abitativo che coinvolge oltre 30 mila persone in città. 

Anche sulla tenuta psicologica ci sono garanzie. Palazzo Senatorio è riuscito a convivere per oltre sette mesi con una tendopoli di sgomberati, bambini compresi, a poche decine di metri dalle proprie finestre senza mai riconoscerne l'effettivo stato di difficoltà economica alla base della precarietà abitativa di quelle famiglie. Alla fine, di fronte alla totale chiusura del Campidoglio, queste persone, stremate da un inverno che in alcuni giorni è stato molto rigido, se ne sono andate. Ma non sono sparite. 

Come non ricordare, poi, i fatti di piazza Indipendenza. Le immagini degli idranti e dei manganelli accaniti contro rifugiati somali, eritrei  ed etiopi inermi hanno rappresentato una grave ferita morale per la città, oltre che una gravissima dimostrazione di irresponsabilità di fronte alla memoria storica di questo paese, ma la sindaca Raggi sembra non essersene mai accorta, e ben lontana dal chiedere scusa per un fallimento che era in parte dovuto anche alla sua amministrazione, non ha perso l'occasione di puntare il dito contro i movimenti per la casa, criminalizzandoli. 

Al contrario, la sindaca si è più volte appellata al Governo sostenendo che sul suolo cittadino si concentrano troppi migranti e che la situazione è insostenibile. Sembrano affermazioni di buonsenso ma le politiche verso i migranti ‘in eccesso’ al sistema di accoglienza, in alcune periferie sono una realtà brutale. Come accaduto con l’occupazione informale di via Vannina, sgomberata ripetutamente e con violenza. Naturalmente senza alternative. Nel più completo silenzio del Campidoglio, pur sapendo che l'unica conseguenza di queste operazioni è quella di peggiorare ulteriormente le condizioni di vita di queste persone che si vanno ad ammassare in ipertrofiche favelas a ridosso di quartieri popolari, sempre più nascoste, sempre più precarie. Sempre meno città.

Gli sgomberi non li ha inventati Virginia Raggi, sia chiaro. Ma non si può non raccontare come, in questi  due anni, sia stata portata avanti una linea precisa, esercitata con l'ideologia delle parole e con i fatti dell’azione politica, che sta tracciando nuovi confini e alzando muri all'interno della città, a volte dei quartieri stessi. Da una parte ci sono i cittadini portatori di diritti. Per loro si lavora, in realtà senza troppi successi, a migliorare trasporti e raccolta rifiuti, verde pubblico e cultura. Dall'altra i più poveri. Gli "zero" come direbbe Salvini. Colpevoli di occupare per avere un tetto sulla testa, colpevoli di manifestare per i propri diritti, colpevoli di tentare di ricostruirsi una vita lontani da guerre e miseria.

Raggi vuole ripartire con gli sgomberi. Il piano è pronto. Il primo consistente via libera, ricordiamolo, lo diede l'ex ministro dell'Interno, il 'dem' Marco Minniti, non a caso elogiato da Matteo Salvini nel suo primo giorno da ministro. Lo scenario indegno di piazza Indipendenza lo costrinse però a calmierare quella linea di ferro. Il Viminale emanò una circolare che, chiedendo agli amministratori locali di mettere in campo alternative alla strada, ha di fatto bloccato gli sgomberi in città (ma non quelli degli insediamenti informali di migranti). Ora che Salvini è ministro dell'Interno la sindaca potrebbe trovare una valida sponda per sbloccare la situazione. Dobbiamo aspettarci altre piazza Indipendenza?
   

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