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Martedì, 23 Aprile 2024
Le anime di Roma

Le anime di Roma

A cura di Associazione Calipso

Caravaggio, genio irrequieto

Cresciuto nella culla di Caravaggio, cittadella in provincia di Bergamo, Michelangelo Merisi arriva a Roma tra il 1592 e il 1595. La città sarà investita dal suo stile pittorico, totalmente nuovo e personale, che stravolgerà la storia dell’arte mondiale.

Caravaggio cerca la verità, perché solo nella verità trova la bellezza. La verità nuda e cruda, senza abbellimenti. La verità può essere misera, magnifica, tetra, accecante; può impietosire, incantare, spaventare, sbalordire, disgustare. La verità è impeto e dall’impeto viene l’ispirazione artistica.

Egli è attento osservatore dei minimi particolari, sensibile agli stati d’animo più profondi,  ricercatore della potenza del sentimento. Egli contempla il bello non canonico, la natura nella sua totalità, privata dal tentativo umano di elevarla a perfezione. La perfezione è monotona, fittizia. 
Roma conserva i segni del passaggio di questo grande uomo: un uomo dai mille desideri, dalle mille paure, la cui personalità si incastra piacevolmente nel pieno clima controriformistico. Controllo serrato delle opere, regole infrangibili. Il rischio? La propria vita.
Ma la verità per Caravaggio è importante quanto la vita, se non di più; e nei suoi quadri cercherà il vero e riverserà la propria anima. 
Un’anima che si muove nella città d’arte più importante del 1600 e che ha lasciato dei luoghi che si ritrovano ancora oggi nella loro aurea di suggestività. Caravaggio ha solcato i vicoli del Rione Campo Marzio lasciando orme che, ancora intatte, raccontano la sua storia. 

In piazza della Torretta, guardando quella che era la bottega del Cavalier d’Arpino, l’artista più in voga dell’epoca, sembra ancora di poter vedere il giovane Caravaggio dipingere il “Ragazzo con la canestra di frutta”, mentre per lui posa, porgendogli la spalla, Mario Minniti, suo amico e amante.  
Poco più avanti, in via della Lupa, ci si può ancora fermare all’Osteria della Lupa, dove si riescono a sentire gli schiamazzi e le risate di Caravaggio, Onorio Longhi e Orazio Gentileschi che, mentre bevono del buon vino, portatogli dall’Ostessa, compongono un sonetto tanto diffamatore quanto canzonatore, dedicato ad un loro collega poco amato e a causa del quale passeranno dei guai.

Girando l’angolo, in Vicolo del Divino Amore 19, c’è un portoncino che ha visto molto spesso rientrare Caravaggio esausto, talvolta malandato, talvolta allegro e in buona compagnia, magari della bella Lena, una cortigiana che, innamoratasi di lui, decide di liberarsi del mestiere e di fare la lavandaia.  Si dice che l’uscio della sua casa e la bella Lena siano ritratti entrambi nella Madonna dei Pellegrini, quadro che si trova a Sant’Agostino, nella Cappella Cavalletti, in cui l’incanto e la misticità si legano alla semplicità di questo artista, lasciando stupore e serenità a chiunque lo contempli.

Il piazza San Luigi dei Francesi , proprio davanti alla chiesa, si immagina con piacere un signore che smercia quadri di artisti emergenti e un cardinale appassionato d’arte che vi passeggia per scovare qualche nuova mente. È il Cardinal Del Monte che, passeggiando, rimane colpito da “i Bari”e, conosciutone l’autore, lo prende sotto la sua ala protettiva, procurandogli incarichi importanti.  È così che il Caravaggio adorna in pochi anni la Cappella Contarelli a San Luigi dei Francesi e la Cappella Cerasi a Santa Maria del Popolo con le storie di San Matteo, San Pietro e San Paolo; tra rifiuti e glorie, lascia delle tele rivoluzionarie, magnifiche, che da più di 400 anni sono fruibili da tutti.   

Ma Roma per Caravaggio è anche tragedia. Il 28 Maggio 1606, in Via di Pallacorda, in occasione dei giochi per il festeggiamento di un anno di papato di Paolo V, Caravaggio uccide Ranuccio Tommasoni, suo rivale politico e protettore della più bella delle sue amanti, Fillide Melandroni. Questo avvenimento sconvolgerà la vita dell’artista e lo costringerà a fuggire da Roma, dove non riuscirà più a tornare.
Alternando fama ed oblio, tanto nella vita quanto nella morte, oggi Caravaggio è il più apprezzato degli artisti grazie alla riscoperta di Roberto Longhi, professore di storia dell’arte e critico italiano, che l’ha rivalutato e ha reso la sua arte un’icona.  

L’opera in copertina “Caravaggio e la Torre della Scimmia” è realizzata da Marco De Vincentiis

La visita guidata tematica dell’Associazione Culturale Calipso:
Caravaggio, genio irrequieto

 

Caravaggio, genio irrequieto

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