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A teatro con Francesca

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A cura di Francesca Ragno

La ballata dei precari: il film low cost sui giovani di oggi

Contratti a tempo determinati, a progetto, vite sospese dal futuro nascosto: è il mondo dei precari dell'Itali di oggi e in modo ironico e crudo se ne parla nel film "La Ballata dei Precari"

150 attori, budget quasi nullo, tanta fantasia e l’amara consapevolezza di essere precari: questi gli ingredienti del film a basso costo diretto e ideato da Silvia Lombardo.

Sei episodi in come dice la regista “scherzando e ridendo si racconta la verità”, una verità amare quanto vera. Se sei una plurilaureata, specializzata e masterizzata non puoi non riconoscerti nell’episodio “Masterizzata” dove pur di stare senza far niente la protagonista inizia a drogarsi letteralmente di master tanto da dover finire in psicanalisi. E se sei uno stagista? Hai mai pensato di prendere in ostaggio il tuo datore di lavoro che non ti paga? Allora il tuo episodio è StRagisti dove ormai la polizia sembra rassegnata al fatto di dover intervenire nell’ennesimo caso di uno stagista sottopagato che ha puntato una pistola verso il capo ufficio chiedendo una ricompensa in denaro per il suo lavoro. Poi sei donna? Sei precaria? Sei incinta? E come si fa allora con il contratto a tempo determinato? Non ti preoccupare arriva la ginecologa Geppy Cucciari che ti dà la cintura che programma il parto in base all’arrivo del contratto a tempo indeterminato. E se arrivato alla soglia dei quarantenni ancora sei precario? Tranquillo ci sono i più grandi ammortizzatori sociali dell’Italia i tuoi genitori. Caricature, stereotipi e linguaggi del mondo del precariato che è talmente vero da sembrare surreale.

“Non abbiamo fatto riferimenti a politici o fatti di cronaca – spiega Silvia una delle ideatrici del progetto – perché non vogliamo venire strumentalizzati, tutti si devono riconoscere nel nostro lavoro”.

“Ognuno può trovare una parte della sua vita in questo film – spiega Guendalina Tambellini, una delle protagoniste –Anche il lavoro di noi attori è per eccellenza precario. Non c’è più la voglia di scommettere sui volti nuovi. Anche il mondo dello spettacolo è diventato un mondo di appaltatori. Non puoi permetterti di fare l’attore e basta, devi ricoprire tanti ruoli per riuscire a fare un poco del lavoro per cui hai studiato e sei preparata. Ormai ci si accontenta pur di farsi delle esperienze da inserire nel curriculum. Uno studio americano afferma che nel 2018 i lavori più ricercati saranno quelli per cui non serve un titolo di studio. Ma per quelli che sono preparati quale è il loro destino?”.

Silvia punta l’attenzione sul ruolo che gli intellettuali e il cinema possono avere per lanciare messaggi e scuotere le coscienze: “Io sono precaria da 14 anni e a un certo punto ti chiedi quando finirà tutto questo? Pasolini diceva che gli intellettuali si stavano distaccando dal popolo. La penna e la narrazione sono strumenti di lotta sociale. Dobbiamo ritrovare l’impulso per parlare alla gente. Non dobbiamo aver paura di azzardare”.

Il precariato ormai è una realtà, il cinema inizia a parlarne, certo con la commedia si ride si gioca, ma usciti dal cinema di sicuro quel sorriso amaro e la Ballata dei precari di sicuro oltre a strappare qualche sorriso fa riflettere e soprattutto non fa apparire il mondo dei sogni dove tutto si risolve, ma la dura realtà dove il precariato ti tiene sospeso, in una perenne vita in equilibrio che ti fa dire e sperare che se “il mondo deve finire nel 2012 se deve essere vissuto su un filo è meglio che finisca”.


 

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