Torno a occuparmi del logo di Roma Capitale. Questa volta non di quello in inglese (Rome & You), utilizzato a fini turistico-commerciali. Ma di quello in italiano. Quello che prevede che sparisca la parola “Capitale”, mantenendo la parola “Roma” e lo scudetto tradizionale (SPQR). Leggo oggi sulla stampa quotidiana che sarebbe stata emanata una circolare che invita tutti gli uffici a modificare il logo su carta intestata, biglietti da visita, segnaletica, cancelleria e su tutti i simboli ufficiali del Campidoglio.  

A parte il costo dell’operazione (che, se ricordo bene le stime di qualche anno fa, dovrebbe aggirarsi su diversi milioni di euro), in un precedente articolo mi ero detto d’accordo col Sindaco Marino sul fatto che “Roma è Roma” e non ha bisogno della parola “Capitale” (come non ha bisogno di diventare “Rome”, in inglese, aggiungo io).
 
Ma mi riferivo alla comunicazione esterna, non a tutti gli atti e i simboli ufficiali e istituzionali. Se infatti la parola “Capitale” sparisce ovunque si crea un problema, e non da poco: letteralmente sparisce l’ente. Quello che forse non è chiaro, neanche alla classe politica che ci amministra, è che Roma, da diversi anni ha cambiato status giuridico. Era un Comune, e infatti il vecchio logo riportava la dicitura “Comune di Roma”. Oggi (dal 2010 a dire il vero) è un ente territoriale speciale denominato “Roma Capitale”. Ciò significa, molto semplicemente, che se la parola “Capitale” sparisce da ogni elemento comunicativo e identificativo dell’amministrazione, tecnicamente viene meno la rappresentazione dell’ente.

È come se dagli atti ufficiali della Regione Lazio sparisse la parola “Regione”, o se sulla carta intestata del Ministero dell’Interno ci fosse scritto solo “Interno”, per intenderci. Roma è Roma, d’accordo. Ma Roma Capitale è Roma Capitale. C’è la città, ma c’è anche un ente che la amministra. Possibilmente con un minimo di cognizione di causa…