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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Virginia Raggi, tra l'approvazione del bilancio e il salario accessorio. Mezze Pippe e Pippe intere

Due delle tematiche della nuda cronaca politica capitolina pone diverse tematiche cruciali che metteranno a dura prova la sindaca Raggi

La giunta Raggi stenta a decollare. Anche dopo aver individuato e nominato il nuovo assessore al bilancio, scelta platealmente di ripiego e alquanto mediocre, la macchina amministrativa rimane in panne.

Lo stato dell’arte lo descrive bene, in un post sulla propria pagina Facebook, l’opinionista e politologo Luigi Di Gregorio, «A 115 giorni dalle elezioni, la “macchina" di Roma Capitale è messa così: senza Segretario generale; senza Direttore generale; senza Capo di gabinetto; con Ragioniere generale (e vice) pronti a mollare per assenza di indicazioni politiche su un bilancio che ha quasi 1 miliardo di disavanzo; con una quantità di posizioni dirigenziali scoperte che oscilla tra le 80 e le 100 (non ho i dati ultimi, a fine 2015 erano 101); senza alcun dirigente esterno nominato a compensazione di quel deficit dirigenziale; con una rotazione di circa 50/60 dirigenti alle porte, che rallenterà ulteriormente l'azione amministrativa».

Al netto degli articoli di giornale più o meno di colore che si occupano della sindaca sul tetto, della liaison tra l’assessora Paola Muraro e l’ex dg di Ama Giovanni Fiscon, delle beghe interne al Movimento 5 Stelle con il direttorio semi-smantellato, dell’assessore alle partecipate para-leghista Massimo Colomban, della “pippa e mezza” predicata dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca all’indirizzo del prodigioso trio grillino Di Battista-Di Maio-Fico, la nuda cronaca politica capitolina pone diverse tematiche cruciali. Mi limito, per brevità di spazio, ad enunciarne solo due tra le innumerevoli questioni che metteranno a dura prova la giunta Raggi.

L’approvazione dell’assestamento di bilancio, che ad oggi è nelle mani di un docente, spacciato come professore ordinario e commercialista, che però non è iscritto all’ordine. Ancora poco si sa del perché l’ex assessore Marcello Minenna si sia dimesso. A dire il vero, ufficiosamente si sa molto, ma ufficialmente rimane solo un’inquietante senso di vuoto. Ancor più tragica è la partita che riguarda l’approvazione del bilancio previsionale per il 2017. I tempi stringono. La fine dell’anno è la dead line e c’è già chi paventa la possibilità di un commissariamento d’ufficio di Roma. Il Movimento 5 Stelle ha la maggioranza assoluta del Consiglio capitolino e quindi potrebbe votarsi quello che vuole, sempre che faide interne tra i 29 consiglieri grillini non preparino l’imboscata alla sindaca Raggi. Qualcuno è pronto a giurare sulla concreta possibilità che i consiglieri grillini possano fare ciò che i consiglieri piddini fecero ai danni di Ignazio Marino. Sarebbe la legge del contrappasso per i 5 Stelle. Da scriverne un romanzo, nemmeno tanto allegorico.

In tema di risorse per la Capitale, ad oggi una scelta politica è stata fatta dalla sindaca: il “no” alla candidatura olimpica di Roma. Come ho già scritto su questo blog, a fronte di quel diniego, manca una proposta alternativa.  Semmai ci sono sparute pezze a colore, come quando la sindaca Raggi, dinnanzi ad una vera e propria sollevazione popolare in seguito alla mancanza di risorse per i servizi sociali, indice un’improvvisata conferenza stampa in III municipio per annunciare urbi et orbi che è riuscita a raggranellare circa 9 milioni da destinare al sociale. Ma ancor più tragicomico è stato ascoltare la sindaca reclamare i miliardi, previsti per l’eventuale vittoria di Roma come sede ospitante delle Olimpiadi 2024, anche in mancanza della candidatura. Imbarazzo allo stato puro. Fantasia al potere. Oblio.

La restituzione del salario accessorio, che continua a pendere come una spada di Damocle sui conti capitolini. Lo Stato pretende la restituzione della porzione di salario, a beneficio dei dipendenti comunali, illegittimamente riconosciuto negli ultimi decenni. Una bomba che esploderà prima o poi, tornando a seminare il panico nella giunta 5 Stelle, così come è successo durante il mandato di Ignazio Marino. Ad oggi non se ne parla, perché il circo mediatico è tutto concentrato sulla querelle Muraro e sul referendum costituzionale. Ma la patata bollente tornerà a stretto giro. La sindaca Raggi dovrà necessariamente scontentare la categoria dei dipendenti pubblici del Comune di Roma, comprese tutte le sigle sindacali, che tanti voti hanno assicurato per la sua elezione, in seguito a promesse alquanto spericolate.

Un ultimo pensiero a coloro che in questo ultimo mese vanno ripetendo “In che mani ci siamo messi! Come è mai potuto accadere tutto ciò? Perché questi dilettanti allo sbaraglio stanno governando Roma?”. La risposta la dà ancora una volta Vincenzo De Luca che, negli ultimi tempi, ama rappresentare la voce della coscienza del Pd, «Il fenomeno grillino è emerso perché gran parte della politica tradizionale è costituita anch'essa da mezze pippe e da pippe intere, gente che quando parla ti fa venire una crisi depressiva. Anche nel Pd? Si, anche nel Pd ho trovato fior di farabutti».

Ipse dixit.

Virginia Raggi, tra l'approvazione del bilancio e il salario accessorio. Mezze Pippe e Pippe intere

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