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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Roma, Capitale del Partito dell’Odio sociale. Come e perché la Società Civile sta fallendo

In principio fu “La Casta. Così i politici italiani sono diventati intoccabili”, il libro inchiesta dei due giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo. Era il 2 maggio del 2007. A dicembre dello stesso anno il libro vendette un milione e duecentomila copie. Iniziò così l’epoca dell’indignazione. A seguire, l’8 settembre sempre del 2007, ci fu il primo ”V-Day”. Una manifestazione, promossa da Beppe Grillo in diverse città italiane, con la quale si raccoglievano le firme  per la presentazione di una  legge di iniziativa popolare che stabilisse nuovi criteri di candidabilità ed eleggibilità dei parlamentari, compresi i casi di revoca e decadenza degli stessi.

La società civile italiana fu chiamata all’appello per una rivolta contro la classe dirigente politica nazionale, definita “indegna” di rappresentare il popolo. Grillo e Casaleggio si inventarono le Cinque Stelle, ben supportati dai media nazionali, che scoprirono e godettero di un nuovo filone narrativo: l’indignazione popolare contro le élite. Ma il vero filone narrativo, nascosto sotto una interminabile sequela di servizi giornalistici alla voce “vox populi”, era l’odio sociale. 

Si stabilì così il primato della Società Civile sulla vergognosa classe politica dirigente della Prima e della Seconda Repubblica. Il format funzionava talmente bene che nacquero testate giornalistiche, prima tra tutte “Il Fatto Quotidiano” (fondato nel 2009 da Antonio Padellaro), talk show, con un brillante e tenace Michele Santoro, che nel 2011 si autoproduce “Servizio pubblico”, fuori dai maggiori media nazionali e mandato in onda direttamente sul web e su varie Tv locali, opinionisti narcisi e d’assalto, con l’affermazione Marco Travaglio, financo ai suoi fratelli minori come Andrea Scanzi.

L’effetto fu dirompente. Tanto che oramai il “Partito dell’odio sociale” era divenuto trasversale. Chi da destra, chi da sinistra, faceva a gara a chi vomitasse maggior astio sulla classe dirigente nazionale, appellandola indistintamente come “lobby”, “poteri forti”, qualsiasi cosa queste due parole volessero dire. Fu una vera e propria febbre gialla che, liberatasi su tutta la Penisola, contagiò anche i personaggi più insospettabili. Chiunque era ponto, pur di far parte del gioco mediatico ed apparire così sui canali nazionali, ad accusare, denunciare, inveire, rafforzando il morbo che ancor oggi ci attanaglia: il populismo. 

La Società Civile unico baluardo contro il malaffare, le ruberie, la barbarie. Nulla di più falso. Nulla di più intellettualmente criminale. Lo stiamo scoprendo oggi. Lo sapremo con certezza tra un lustro. 
Oggi, a quasi un decennio dal divampare di quel morbo giallo, si iniziano ad intravedere le prime evidenze. I Campioni di quella Società Civile, che avrebbero dovuto prendere il posto dell’odiata Casta, stanno fallendo. L’indignazione popolare, cavalcata dai Grillo, dai Rizzo, dagli Stella, dai Santoro, dai Travaglio, dagli Scanzi, financo all’ultimo populista casual-chic seduto sulla poltrona di un talk show, ha prodotto mediocri governanti e servili membri di “movimento”. 

E Roma ne è l’esempio più fulgido.
 

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