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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Raggi, Muraro e le lobby

La faccenda di Ama che vede coinvolta, tra gli altri, l'assessora Paola Muraro è esemplificativa della maniera con la quale il Movimento 5 Stelle, una volta al governo di Roma, abbia scelto la sua classe dirigente. Già ho scritto in questo blog di come il Movimento 5 Stelle si sia trovato sprovvisto di personaggi altamente spendibili tali da poter governare Roma. Basti guardare a cosa è già successo nei vari municipi al momento di nominare le giunte. Ma ciò che sconcerta, nel caso dell'assessore Muraro, è la forte sensazione che, in coincidenza con i temi cruciali per il governo della Capitale, il Movimento 5 Stelle stia di fatto facendo arretrare la città di almeno cinque anni, quando a governare c'era la giunta di Gianni Alemanno. Ed è forte la sensazione che, proprio tra le fila di quella stessa classe dirigente, Virginia Raggi abbia pescato parte della sua giunta. 

Dapprima il caso di Raffaele Marra, ex collaboratore dell'allora sindaco Alemanno, che la Raggi aveva designato e nominato a vice capo di gabinetto, a supporto di Daniele Frongia. Nomina poi stoppata e rimangiata. Con Marra che però, ancora oggi, è a pieno titolo nello staff della sindaca. Oggi si pone il caso di Paola Muraro, che è stata consulente di Ama per ben 12 anni, intensificando la sua attività nella municipalizzata proprio durante la gestione di Franco Panzironi, braccio destro e fundriser di Alemanno nonché ex amministratore delegato di Ama all'epoca di "parentopoli", e di Giovanni Fiscon, ex direttore generale di Ama. Entrambi coinvolti nell'inchiesta Mafia Capitale. Ma c'è di più, la Muraro è stata consulente per Ama proprio in qualità di responsabile dei Tmb, con la specifica mansione di controllare il rispetto delle prescrizioni Aia - Autorizzazione integrata ambientale - in relazione a ciò che veniva prodotto dopo il trattamento dei rifiuti. Ovvero, controllava la qualità dei rifiuti in ingresso nei Tmb, del processo di trattamento e dei rifiuti trattati a fine processo. È proprio su questo ambito che verte una delle inchieste della magistratura che, proprio all'indomani dello streaming della Muraro ai danni del dimissionario Ad di Ama Daniele Fortini, ha predisposto un blitz negli uffici di Rocca Cencia. 

E fa bene Sergio Rizzo, sul Corriere della Sera, a ricordarci di come la figura di Franco Panzironi accomuni oggettivamente la sindaca Raggi e l'assessora Muraro. La prima presidente, tra il 2008 e il 2009, di una società la cui amministratrice delegata era tale Gloria Rojo, che era stata per lungo tempo assistente di fiducia proprio di Panzironi. Particolare che la stessa Raggi, all'indomani della votazione online del Movimento 5 Stelle per scegliere il candidato a sindaco, omise nel suo Cv. Omissione che si aggiunse a quella riguardante la sua attività presso lo studio Sammarco. La seconda, consulente di Ama, a fronte di lauti compensi, proprio durante la gestione Panzironi. 

Da ciò nasce un inquietante interrogativo: la sindaca Virginia Raggi è vittima di lobby? E se sì, di quali lobby si tratta? E, cosa ancor più importante, queste lobby le hanno imposto delle nomine in giunta? Che le lobby svolgano un ruolo cruciale nella politica sta nella natura delle cose. Ma è bene ricordare che la buona politica prevede che queste siano riconoscibili anche agli occhi dei cittadini. Che poi queste lobby possano essere legate al malgoverno della Capitale è un dettaglio di non poco conto. 

Inoltre, non deve passare inosservato il fatto che Roberta Lombardi, parlamentare del Movimento 5 Stelle e king maker a Roma, si sia dimessa dal mini-direttorio del Movimento a supporto della sindaca. Quasi a voler prendere le distanze dalle scelte di Virginia Raggi in tema di nomine. I rapporti tra le due esponenti erano sicuramente tesi sin dall'inizio. Sin da quando da Milano arrivò l'ordine perentorio di candidare a sindaco la Raggi, ai danni di Marcello De Vito, sodale politico della Lombardi. Rapporti che poi si sono ridotti ai minimi termini dopo il diniego della Raggi a nominare lo stesso De Vito vicesindaco, con il pasticciaccio della nomina di Daniele Frongia, partner politico della Raggi, a capo di gabinetto e di quella a vice capo di gabinetto di Raffaele Marra. La Lombardi ha quindi dato forfait proprio alla vigilia dell'affaire Ama, con la Muraro in fortissima difficoltà. Quasi a voler far comprendere che nel Movimento 5 Stelle di Roma ci sono due anime: una che spadroneggia in termini di nomine, oggettivamente legata ad un'ambiente di centrodestra, l'altra che ne prende le distanze, che ha imbastito rapporti con i sindacati e le anime più spostate a sinistra ed aspetta il momento più opportuno per tornare in campo e dettare la linea. Magari dopo le probabili dimissioni di qualche assessore fedele alla Raggi. Con Marcello De Vito che, intanto, resta vigile, per conto dell'ala Lombardi, dal suo scranno istituzionale di Presidente del Consiglio capitolino.  


 

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