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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Lettera di scuse a Chiara Ferraro

Cara Chiara, devo chiederti scusa. Mi sono autocensurato quando ho appreso della tua candidatura alle Primarie del centrosinistra a sindaco di Roma. E questo perché, dinnanzi ad un disagio, è sempre difficile parlare con il cuore. Ho pensato che sarei stato fuori luogo, che avrei ferito i sentimenti tuoi e della tua famiglia. Perché, dinnanzi alla strumentalizzazione del tuo handicap, non me la sono sentita di manifestare il mio disappunto con la stessa violenza mediatica che ha accompagnato la tua candidatura. Ho pensato meschinamente che non era un mio problema. E invece lo è. E’ un mio problema e di tutto il consesso che partecipa a queste primarie. Candidati, leader politici, giornalisti e commentatori. 

Ma dopo la diretta del confronto tra i candidati alle primarie a sindaco di Roma, andata in onda su Rai Tre “In mezzora” di Lucia Annunziata, mi sono trovato ad assistere ad una barbarie. Da spettatore ho provato un grande disagio, una grande tristezza e mi sono sentito un vile. All’indomani della tua candidatura, promossa da tuo padre ed accolta da tutti gli altri candidati, avrei dovuto dare sfogo ai miei di sentimenti. Avrei dovuto scrivere quello che sentivo. Avrei dovuto dire due parole di dissenso nel mio talk radio. E invece nulla. Non ho detto nulla, neanche dopo aver letto la sacrosanta intervista a Gianluca Nicoletti, padre di un ragazzo autistico, che ha detto chiaramente quanto fosse sbagliata la tua candidatura. E mi sono detto che alle parole di Nicoletti non ci fosse nulla da aggiungere. Anche perché non ho parenti affetti da autismo e neanche amici. Non conosco a fondo il problema e non conosco le motivazioni che hanno spinto tuo padre a proporre e a rivendicare la tua candidatura. E sono stato prigioniero di quel concetto politicamente corretto secondo il quale, dinnanzi ad un handicap, nessuno ha diritto di parlarne se non soffre di quell’handicap o se non ha almeno un caso di un familiare che ne soffre. 

E invece ho sbagliato. Io, come tanti altri, ho permesso che questa crudele e immonda messa in scena prendesse corpo, si realizzasse e si manifestasse in tutta la sua terribile cattiveria in diretta nazionale. Adesso, però, da spettatore posso dirlo: il Pd ha sbagliato. I militanti hanno sbagliato. I candidati a sindaco di Roma hanno sbagliato. Compresi i commentatori e i giornalisti che se ne sono stati zitti, pensando che non fosse un loro problema. Tutti abbiamo pensato che prima o poi sarebbe arrivato qualcun altro a dire queste sacrosante parole: vergognatevi tutti. Qualcun altro, mai noi. Mai io. 

Nel mio piccolo, mi prendo questa responsabilità. Vinco il ricatto morale al quale sono stato sottoposto per dirlo chiaro e forte: l’esposizione mediatica di Chiara nel confronto tra in candidati a sindaco di Roma è stata una cosa immonda. Di una ignoranza e di una cattiveria fuori dal comune.
 
Tu Chiara non sai come e perché eri lì in diretta nazionale. Tu eri tutta assorta a rimirare quell’orologio da polso che, ad un certo punto, ti hanno messo in mano per farti stare buona. Magari cercavi di capire quando sarebbe finito quel supplizio mediatico. Per due volte hai proferito qualche parola incomprensibile e l’imbarazzo in quello studio Tv è stato palpabile. Quelle tue due parole incomprensibili, urlate quasi fuori onda, mentre le telecamere non ti inquadravano, hanno squarciato il velo di ipocrisia che ha imprigionato tutti noi. Zitti, silenti, impegnati a sentirci più buoni sulla tua pelle. 

Sulla tua pelle. Silenti, complici, colpevoli di un silenzio che è durato sin troppo. Buona vita Chiara e scusami. Davvero, ti chiedo scusa.

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