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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Il Pd ad Ostia: prove generali di antimafia

E’ di moda parlare della Mafia di Ostia. La cosa non è un male. Più che altro, a creare fastidio è il fatto che lo si faccia solo oggi, dopo l’ordinanza di Mafia Capitale e la necessità per il Pd Roma di riacquistare credibilità dopo il passo falso del duo Barca Orfini, che hanno consegnato alle cronache un partito “cattivo e pericoloso”. I fatti. Ad Ostia: Matteo Orfini scopre che c’è la Mafia, così nomina il senatore Stefano Esposito commissario per il Pd del X municipio. Mentre Ignazio Marino nomina l’assessore alla legalità Alfonso Sabella delegato per Ostia. Poi fanno dimettere il presidente del municipio Andrea Tassone. In seguito, lo stesso Esposito vagheggia una nuova giunta composta da probi notabili del Pd di rango nazionale, per poi, nel giro di un paio d’ore, allontanare tale ipotesi e dirsi d’accordo con il commissariamento di Ostia. Facendo capire a Tassone di mettersi definitivamente da parte.

Semmai, ad Ostia si tornerà al voto tra un anno. A Roma: negli ultimi giorni, i militanti del Pd Roma vanno in fibrillazione a causa di un editoriale di Ernesto Galli della Loggia che, sul Corriere della Sera, scrive “Lo ha detto bene in un rapporto Fabrizio Barca, dopo aver indagato quanto accaduto nei circoli dem della Capitale: il Pd è diventato «un partito cattivo, ma anche pericoloso e dannoso»”. Matteo Orfini un po’ si risente. Ma quell’editoriale prende le mosse proprio dalla relazione del suo sodale Fabrizio Barca. E quindi, si può dire che sia stato scritto a sei mani: Galli della Loggia, Orfini e Barca.

Ai piani alti del Partito Democratico: Matteo Renzi comprende che il motto “Il Pd Roma è cattivo e pericoloso”, del duo Orfini-Barca, rischia di inquinare il brand di quello stesso partito di cui è segretario e di deteriorare il suo consenso a livello cittadino e nazionale. Così fa pervenire a stretto giro una lettera pubblica nella quale sostiene il lavoro del commissario del Pd Roma Orfini e apprezza l’operato su Ostia del “duro” Stefano Esposito.

Renzi parla di “partito davvero buono”, capovolgendo la sintassi comunicativa di Barca e Orfini. Ed in ultimo, promuove sul campo la giornalista di Repubblica Federica Angeli, che vive sotto scorta, dopo aver assistito ad una sparatoria tra clan proprio a due passi da casa sua, sul lungomare di Ostia. Il “duro” Esposito, ringalluzzito dall’assit di Renzi, non si tiene più e pubblica un post sul suo profilo Facebook, attaccando il Movimento 5 Stelle, che sarebbe reo di farsela con il clan Spada di Ostia.

Infatti, un componente di questa famiglia ha condiviso uno status del parlamentare grillino Alessandro Di Battista sul finanziamento pubblico ai partiti. Esposito così pensa di pareggiare il conto con il Movimento 5 Stelle capitolino che, nel testo della mozione di sfiducia nei confronti dell’assessore alla mobilità Guido Improta, aveva definito una “sceneggiata” le azioni messe in campo dal commissario Orfini e dal suo sodale Esposito. E così va in scena un pietoso spettacolo: Pd e Movimento 5 Stelle si contendono la lotta alla Mafia in quel di Ostia. Sullo sfondo, la reazione della giornalista di Repubblica Federica Angeli che, promossa sul campo dal Matteo nazionale e inebriata da ciò, non può esimersi dal dire la sua. Prima pubblica uno status di accusa all’indirizzo del Movimento 5 Stelle, “Ricordo solo che i consiglieri del Cinque Stelle di Ostia un mese e mezzo fa non firmarono la solidarietà a me rispetto agli attacchi subiti sul web. Non aggiungo altro”. Come a dire, tutti coloro che non le hanno espresso solidarietà sono conniventi con la Mafia di Ostia. Poi pubblica una lettera dal titolo “E dopo Renzi vi scrivo anche io” a sostegno al duo Orfini-Esposito, arrivando a definirli “guerreri”.

E qui c’è da fare una riflessione. Federica Angeli, valente giornalista di inchiesta che negli ultimi anni ha pubblicato coraggiosi articoli sul malaffare politico-criminale di Ostia, sembra pronta ad entrare in politica. Chi ce l’ha portata? Matteo Renzi, che non è nuovo a questi colpi di teatro. Promosse sul campo, al Ministero degli Affari Regionali, il sindaco anti-mafia di Monasterace Maria Carmela Lanzetta. Solo che, dopo i primi mesi di governo, la “licenziò”, mandandola a fare l’assessore nella giunta di indagati della Regione Calabria. Ma tant’è.

Magari adesso Renzi ha necessità estrema di avere a disposizione un nome forte come quello di Federica Angeli che, mediaticamente, rappresenti più di ogni altro la lotta alla mafia ad Ostia. Chissà, potrebbe essere la prossima candidata alla presidenza del X Municipio. Il che non è un male, intendiamoci. Semmai assistiamo, una volta di più, a come la politica al tempo dei social, scelga strade bizzarre per incarnare la lotta alla Mafia e al malaffare. Di fatto, la politica (Pd compreso) ad Ostia si è svegliata tardi. E questo rimane l’unico elemento indiscutibile. Così come è indiscutibile che le misure messe in campo dal Pd Roma sono arrivate solo perché la magistratura, facendo il proprio prezioso lavoro, ha scoperchiato Mafia Capitale.

Premesso ciò, Federica Angeli rischia di venire triturata in questa disputa rusticana tutta politica, nella quale il Pd Roma ha necessità di salvare la faccia, dopo decenni di incuria del territorio e di connivenza. E’ ingenuo pensare che, in una manciata di mesi, si possa risolvere il problema Mafia ad Ostia. Inoltre, il problema non lo ha risolto e non lo sta risolvendo il Pd, ma la magistratura, portando avanti importanti inchieste che, tra qualche settimana, potranno terremotare ulteriormente il mondo politico ed istituzionale di Roma. Il richiamo di Matteo Renzi potrebbe suonare alle orecchie della Angeli come il canto delle sirene a quelle di Ulisse. Che la Angeli faccia come Ulisse. Si leghi saldamente all’albero maestro della sua nave e continui a fare ciò che le viene meglio. Raccontare con passione e coraggio il malaffare di Ostia e del Paese. Di politici improvvisati ne è pieno il Paese. Di bravi giornalisti, molto meno.

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