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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Il nuovo stadio della Roma e i due lobbisti 5 stelle

L’amministrazione stellata, ad oggi, è tutto, tranne che trasparente. Le decisioni politiche del sindaco Virginia Raggi sono decretate dall’attività di lobbing esercitata da parte di privati cittadini, non eletti da nessuno

Sul nuovo stadio della Roma decide un comico genovese sceso nella Capitale, dopo le trattative condotte da  un avvocato inviato dalla Casaleggio Associati che, ad oggi, non ha alcun incarico ufficiale da parte del sindaco di Roma. Questo si chiama “fare lobbing”. Beppe Grillo e l’avvocato Luca Lanzalone sono due lobbisti. Ovvero, due privati cittadini che di mestiere operano al fine di incidere sulle scelte dell’amministrazione pubblica al fine di ottenere da parte delle istituzioni pubbliche decisioni favorevoli  nei confronti di operatori economici privati.  Nulla di scandaloso, anzi, ben venga che l’attività di lobbing sia sotto la luce del sole.

Se poi si tratta di dare il via libera all’unica opera veramente strategica che è rimasta a Roma, dopo il “No” decretato sempre da Grillo, nei confronti della candidatura olimpica di Roma, siamo tutti felici e contenti. Un po’ meno contenta è la base del Movimento 5 Stelle, nutrita per dieci anni con la retorica dei poteri forti, delle macchinazioni complottiste dei palazzinari e con la fuffa della trasparenza grillina. L’amministrazione stellata, ad oggi, è tutto, tranne che trasparente. Le decisioni politiche del sindaco Virginia Raggi sono decretate dall’attività di lobbing esercitata da parte di privati cittadini, non eletti da nessuno, né tantomeno incaricati da alcuna istituzione pubblica.

I fatti ci dicono che il Movimento 5 Stelle e il sindaco Raggi, con tutti i suoi 29 consiglieri comunali, devono decidere solo una cosa: votare o meno un atto che annulli la delibera che, durante la consiliatura di Ignazio Marino, ha decretato l’utilità pubblica del progetto dell’As Roma e Luca Parnasi. I magnifici quattro, gli allora consiglieri del M5S in opposizione Marcello De Vito, Enrico Stefano, Daniela Frongia e la stessa Virginia Raggi votarono no alla delibera di utilità pubblica. Lungo tutta la campagna elettorale delle ultime amministrative Raggi ha più volte affermato che il nuovo stadio della Roma è un’opera di mera speculazione edilizia a svantaggio della cittadinanza. Ha nominato assessore all’urbanistica un campione del fronte anti-stadio come Paolo Berdini. Ha fatto arrivare proprio in Conferenza dei servizi, l’organismo che deve dare il via libera alla concessione edilizia, ben due pareri sfavorevoli da parte delle due istituzioni che presiede, uno da Roma Capitale e l’altro dalla Città Metropolitana. Il sindaco di Roma, democraticamente eletto dalla maggioranza dei romani,  ha espresso in ogni maniera possibile la sua contrarietà al nuovo stadio della Roma. Fino a quando non sono scesi nella Capitale due lobbisti a farle cambiare idea.  Appunto, Beppe Grillo e l’avvocato Lanzalone.

Nei fatti, a governare Roma, al posto del sindaco democraticamente eletto, ci pensa Beppe Grillo. Uscendo dal suo rifugio romano, l’hotel Forum, annunci ai cronisti, “Se si farà lo Stadio sarà sentita la popolazione. E lo farà un costruttore, non un palazzinaro”. Poi rincara la dose, “Lo stadio? Ancora non so se sarà fatto ma se lo faremo sarà fatto con criteri innovativi e in modo condiviso; prima sentiremo la popolazione interessata dal progetto e con loro potremo costruire una cosa straordinaria”. Tanto basta a Virginia Raggi per cambiare orientamento.

E’ lampante come il sindaco Raggi si sia impappinata sull’ennesima faccenda che riguarda il governo di Roma. Se non fosse per i due lobbisti, Beppe Grillo e l’avvocato Luca Lanzalone, che stanno portando a termine la missione: dare il via libera al nuovo stadio della Roma. Con buona pace della base del Movimento 5 Stelle, il tavolo sull’urbanistica del M5S romano, Roberta Lombardi e tutti i consiglieri comunali grillini intransigenti e puristi. Mentre il sindaco Virginia Raggi se ne sta rintanata nel suo ufficio, oramai impegnata ventiquattr’ore su ventiquattro a studiare la sua linea difensiva con i legali, in vista di un possibile rinvio a giudizio a fronte di ben tre capi di accusa. In trepida attesa delle dichiarazioni che farà Raffaelle Marra, suo ex braccio destro finito in galera con l’accusa di corruzione, durante il suo interrogatorio. In tensione  per le eventuali ulteriori dichiarazioni che potrebbe rilasciare agli inquirenti l’uomo delle polizze Salvatore Romeo. In poche parole, il sindaco Raggi non ha oramai più la necessaria serenità per governare Roma.  

Ma poco importa, tanto a Roma si governa con le lobby. Che poi sia un comico genovese, poco importa. L’importante è conservare il consenso. Giorno per giorno. Alla bisogna.   
 

Il nuovo stadio della Roma e i due lobbisti 5 stelle

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