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Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Hanno rottamato gli elettori

Alla fine ce l’hanno fatta: hanno rottamato gli elettori. La maggioranza degli Italiani non vota più. Ma, a ben guardare, questo non appare un problema per l’attuale classe dirigente renziana. Matteo Renzi ha messo alla berlina le tradizionali forme di partecipazione alla vita pubblica. Il dissenso politico viene bollato a suon di “gufi rosiconi” e i lavoratori in piazza, trattati al pari di parassiti contrari al “nuovismo” renziano.

Dall’Italia “s’è desta”, all’Italia “s’è rotta”.

Si è rotto quell’intimo sentore che univa i cittadini alle sorti del Paese. Un Paese che sempre meno Italiani sentono proprio. Basti guardare ai tanti giovani che partono per trasferirsi all’estero, facendo dell’Italia il meridione povero d’Europa.

Disillusione e nichilismo in questo secondo decennio del nuovo millennio che, a dirla tutta, appare oramai sin troppo vecchio. Checché ne possa dire Renzi, non basta un I-Phone, per quanto ultra-leggero ed ultra-piatto, a proiettarci in una nuova stagione. Lui è il prodotto del vecchiume democristiano al cubo, cresciuto guardando la Tv del Biscione.

Renzi ha vinto due volte. La prima, scalando il Pd e il Paese. La seconda, non avendo alcun serio e credibile avversario politico a contendergli la vittoria. E questo è un problema. Non tanto per lui che, avendo un ego smisurato, può illudersi di essere l’uomo della Provvidenza, quanto per la vita democratica del Paese. La mancanza di valide alternative al potere è il difetto più grande di una Democrazia. Almeno di una Democrazia occidentale.

Ma il problema si pone anche strategicamente. All’epoca della politica come prodotto di consumo, serve un contender da contrapporre al leader designato E lo sa bene chi muove i fili del burattino di Rignano sull’Arno. Così, con la preziosa collaborazione dei maggiori media nazionali, si sta somministrando il prodotto “Matteo Salvini”. Un utile idiota, ben contento di recitare la parte in scena, destinato a vestire i panni dell’avversario alle prossime elezioni politiche. Ma basterà questo a portare gli elettori alle urne? Sarà credibile un Renzi che urlerà al pericolo “verde”? Probabilmente no.

I fatti ci dicono che, con questo alto tasso di astensione, Matteo Renzi è destinato ad essere un leader dimezzato, non potendosi mai proclamare il Presidente della maggioranza degli italiani. Semmai, lui è il campione di un certo potere che non ha mai creato lavoro, né sviluppo e che ha trovato un nuovo corpo nel quale incarnarsi per la propria auto-conservazione. Ma anche a questo potere serve pur sempre l’affluenza alle urne.

L’astensione è segno di disagio sociale. Un disagio che, se non canalizzato nelle urne, rischia di finire nelle piazze. E laddove si sbeffeggiano gli unici attori ad oggi capaci di veicolare democraticamente tale scontento, ovvero i sindacati, si rischia che sfoci in altre vie di espressione, non propriamente pacifiche ed arginabili. Ed allora si ripiomberebbe in un’epoca buia e dolorosa.

Matteo Renzi ha annichilito l’elettorato più fedele che l’Italia abbia mai conosciuto: quello di Sinistra. Lui, con i suoi accondiscendenti accoliti, ne ha smontato pezzo dopo pezzo tutti i punti di riferimento. Lui, coi suoi riciclati, indagati, condannati, ne ha spezzato la volontà di immaginare un Paese migliore. Il Paese non risponde più. E’ democraticamente morto, perché ne rifiuta gli strumenti di partecipazione elettorale.

Un altro ventennio si profila all’orizzonte. Ma questa volta nel disinteresse della maggior parte degli elettori. Matteo Renzi è un uomo solo al comando.

Solo, perché abbandonato dalla maggioranza degli Italiani, che assiste silente alla sua parabola.

Hanno rottamato gli elettori

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