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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cose da Pazzi

Cose da Pazzi

A cura di Enrico Pazzi

Fuksas e l'inutile piazza

L’archistar Massimiliano Fuksas chiama a raccolta i romani, facendo un improbabile parallelismo tra la massa di indipendentisti della Catalogna in piazza a Barcellona e la rovinosa situazione romana. A parte l’assurdità del paragone - segno evidente di un bipolarismo circa l’idea di democrazia, che culmina nel “moralismo politico” di questo ultimo decennio, principio cardine di ogni forma di populismo - scendere in piazza a Roma non servirebbe a nulla.

Se non ad inscenare un grande rito catartico, la cui funzione, così come molte altre volte in passato, sarebbe unicamente quella di dissolvere le responsabilità. Un vuoto gioco delle parti che prevede i giusti e i puri in piazza a protestare ed i vili e corrotti a casa. Tutti colpevoli, nessuno colpevole. Confidando, inoltre, del trito e ritrito mito delle masse, del contarsi per poi affermare di essere maggioranza. 

La realtà delle cose ci dice che oggi pochi scenderebbero in piazza a protestare contro la mala-amministrazione grillina di Virginia Raggi. Non perché l’evidenza del fallimento non sia sotto gli occhi di tutti, ma perché i cittadini si sentono soli, ognuno nel proprio guscio, isolati dalle istituzioni che non hanno più forza di governo. E non sentendosi parte di alcuna comunità, la dimostrazione di massa è relegata a lontana pratica d’altri tempi. Oppure, a stratagemma populista ad uso e consumo di movimenti politici, il cui unico interesse è di fare propaganda sul malessere sociale ed economico dei romani. Il consenso oramai si fonda sul malessere diffuso. 

Ma ammettiamo pure che questa adunata in piazza preconizzata, auspicata, incitata da Fuksas ci fosse. Ammettiamo che centinaia di migliaia di cittadini romani si rinversassero davanti al Campidoglio, che riuscissero ad entrare sin dentro all’ufficio della sindaca, che ottenessero le immediate dimissioni della poveretta. Che succederebbe poi? Nuove elezioni? La Comune di Roma, con a capo l’archistar illuminato? Elezioni subito? Un voto in piazza degno della più antica democrazia diretta per decidere il destino della Capitale? Quale sogno alberga la mente di Fuksas? 

Il mega debito capitale rimarrebbe; i privilegi delle già note consorterie cittadine resisterebbero; i cancri di Roma, mafie comprese, non ne verrebbero scalfite. Al massimo, una bella giornata di piazza, multicolore, che una volta sciolta, relegherebbe ciascun partecipante nella propria solitaria ignoranza. Qualche like sui social, un paio di commenti indignati, una mezza dozzina di selfie pubblicati tra Facebook, Twitter ed Instragram, e poi il vuoto. 

Più che un’adunata di piazza, servirebbe un grande esame di coscienza. Ciascuno di noi, cittadino di Roma, dovrebbe guardarsi dentro e ricordare ogni qual volta ha chiesto un favore, ha pagato una mazzetta, ha accettato di corrompere o essere corrotto, ha chiesto un lavoro ben sapendo di non meritarlo, ma pretendendo di ottenerlo in virtù della propria appartenenza politica. Così come, ciascun romano dovrebbe ricordare come e perché, di fronte al fallimento sempre più progressivo di Roma, ha dato il proprio voto, il proprio consenso ad evidenti mistificatori populisti, capaci solo di cavalcare l’indignazione popolare, di spargere menzogne, di avvelenare i pozzi.

Ogni minuto sprecato ad andar dietro alle più fantasiose teorie complottiste sul web, anziché spendere una mezz’ora per leggere un giornale o un libro. Perché ognuno di noi ha soffiato sul fuoco del becero populismo, contribuendo al decadimento dei costumi, all’inaridimento della politica e della società civile, alla scelta scellerata di completi incapaci alla guida della cosa pubblica. Non da ora, non da adesso, ma da lungo tempo.

Virginia Raggi al (non) comando della Capitale è la summa di tutto questo squallore politico, civile ed intellettuale. Ma se vogliamo, è solo uno dei tanti esempi di cosa può essere la realizzazione dei più spericolati sogni populisti. La punta dell’iceberg dell’inadeguatezza non solo dei governanti, ma pure dei cittadini, elettori ed astenuti. Sudditi del populismo un tanto al chilo, dell’indignazione utilizzata come un cachet per togliere via il mal di testa.
Fuksas, i perbenisti, gli indignati, quelli del “Scendiamo tutti in piazza”, “Abbasso la Kasta”, “Chi ti paga!!!11!!!”, sono al contempo vittime e carnefici dello sfacelo non solo cittadino, ma pure nazionale.

Fautori, autori, attori di una Capitale amorale. Di una Nazione infetta. Di un fallimento totale. Di un’ignoranza mortifera.
 

Fuksas e l'inutile piazza

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