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Avvocato del Cittadino

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A cura di Emanuela Astolfi

Alzheimer-Rsa: cosa succede se non pago la retta?

Gli importi richiesti dalle residenze sanitarie assistenziali sono dei veri e propri salassi. E' tuttavia possibile richiedere giudizialmente l'accertamento della competenza esclusiva del SSN per le spese relative alle cure

Purtroppo la situazione assume tratti sempre più vergognosi: alle famiglie dei malati di Alzheimer ricoverati in RSA vengono chieste rette assurde – di 1.900,00 euro mensili nella maggior parte dei casi – oltreché importi altrettanto astronomici a titoli di “arretrati”.

Noi di Avvocato del Cittadino, ormai da mesi combattiamo contro questa  delirante situazione che sta conducendo molte famiglie alla disperazione. E’ una battaglia complessa quella che stiamo portando avanti, ma sono già arrivati i primi risultati. Abbiamo infatti vinto al Tribunale di Roma, con la sentenza n. 14180/2016: la Regione Lazio è stata condannata a restituire ad una nostra socia la somma che ha versato ad una Rsa per il soggiorno del padre malato, appunto, di Alzheimer. Abbiamo tentato la via della diffida collettiva ed ora stiamo procedendo con le cause singole, affinché le famiglie possano richiedere il rimborso dei soldi – ingiustamente – spesi per le residenze sanitarie assistenziali e le rette mensili vengano poste a carico della Regione. Le cifre sono impressionanti: ci sono figli che hanno versato per il soggiorno nelle Rsa dei genitori quasi 100.000,00 Euro!

Che succede se smetto di pagare la RSA? – Questa è la domanda che più frequentemente ci viene posta: le rette sono dei veri e propri salassi e tra chi le versa in maniera ridotta e chi in ritardo, c’è anche chi, in preda alla disperazione, pensa ad interrompere i pagamenti. Se non si versano le quote richieste, c’è il rischio di ricevere decreti ingiuntivi che, tuttavia, possono essere contestati. Il nostro consiglio è quello di richiedere giudizialmente l’accertamento della competenza esclusiva del SSN in relazione alla corresponsione delle rette. Infatti, nella sopra citata sentenza da noi ottenuta,  è stato statuito: “l’attività prestata in favore di soggetto gravemente affetto da morbo di Alzheimer ricoverato in istituto di cura è qualificabile come attività sanitaria, quindi di competenza del Servizio Sanitario Nazionale, ai sensi dell’art. 30 della legge n. 730 del 1983, secondo cui sono a carico del SSN gli oneri delle attività di rilievo sanitario connesse con quelle socio-assistenziali”.

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