In viaggio per Roma, dove la posta arriva a 800 metri dal portone
Da qualche giorno insieme ad una troupe di “speciale TG1” sono in giro per Roma. L’occasione è data dalla preparazione di uno speciale che andrà in onda a settembre. Sono con loro per accompagnarli verso i nuovi quartieri ed aiutarli ad affrontare il tema della casa.
Girando mi capita di rivedere posti che conosco e qualche volta scoprirne di nuovi. Si è costruito tanto e nella nostra città, così come nel nostro paese, non si può proprio dire che si sia fatta riposare la terra se i dati sul consumo di suolo ci parlano di 70 ettari che ogni giorno vanno in fumo.
Le riprese sono lunghe e il giornalista, autore del servizio, si è preparato a puntino. Così riesce a far parlare con naturalezza gli intervistati. Gli operatori poi sono bravissimi e riescono sempre a costruire immagini non banali anche trovandosi di fronte alla banalità del costruire di Torresina, Cinquina, Rocca Cencia… Poi la televisione e la parola RAI fa il resto.
Sono in molti, infatti, ad avvicinarsi a raccontare il loro abitare. E’ come se quelle case tutte uguali, tutte fatte di angusti corpi scala, di cucine in nicchia e “ampie (sic) zone balconate”, come dicono i cartelli delle tantissime case in vendita e ancora vuote, di aree promesse come verdi ed oggi ridotte a una sterpaglia selvaggia, riuscissero a prendere la parola, a trasformare il disegno urbanistico in discorso pressoché unico.
E’successo infatti, e continua a succedere, che anche se lì (Torresina per esempio) ci sono famiglie che abitano da oltre cinque anni non ci sono urbanizzazioni. Solo strade e l’unico servizio offerto è il… centro commerciale. Le strade a volte si interrompono perché il Comune ha problemi a completare una “rotonda” con Torresina 2, dove le strade ancora non ci sono. Ma ci sono le case. Chi abita nell’articolo 18 (nome di un programma edilizio che ha barattato migliaia di metri cubi privati in cambio di una manciata di appartamenti convenzionati in affitto per alcune categorie di abitanti) per arrivare a casa deve pagare una sorta di pedaggio ad un privato che, per soli 30mila euro all’anno, permette loro di raggiungere il proprio appartamento con una strada sconnessa solo da poco asfaltata.
Queste case distano più di 2 chilometri dal centro commerciale e non ci sono altri negozi. Insomma si deve prendere la macchina anche per andare a vedere se c’è posta perché le cassette sono collocate all’inizio della strada e lì si ferma il postino. Oltre 100 famiglie debbono fare 800 metri per aprire lo sportello della loro buca postale e altri 800 per aprire il portone di casa…
Ovviamente le fogne sono ancora allacciate provvisoriamente ad un altro impianto che alcune volte, ci è stato detto, collassa e il metano, anche se passa li vicino, non serve quelle famiglie che, per riscaldarsi, sono tenute dal proprietario di quegli immobili, legate ad un bombolone. Più caro come servizio e ovviamente pericoloso.
E’ solo un esempio delle tante scoperte di questi giorni anche se pensavo che la voracità proprietaria non arrivasse, è successo a Fidene, a sfrattare una coppia in ritardo di qualche mese con il pagamento del canone. E’stata mobilitata una task forza di avvocati, poliziotti, fabbri (due), ufficiali giudiziari per trascinare fuori i due coniugi senza lavoro ed ora anche senza casa.
Le città costano, per questo ci viene ripetuto il mantra che dobbiamo ricorrere a chi i soldi ce li ha, a chi con i soldi è capace di fare altri soldi. E’ il mattone finanziario che disegna le città e il nostro abitare. Indifferente ai luoghi, considera chi andrà ad abitare quelle case esclusivamente come produttore, finché ci riesce, di un “flusso di cassa” e futuro soggetto all’indebitamento.
Girando per la città, spostandosi da un posto all’altro in auto c’è la radio accesa e, oggi, ho sentito della nuova enciclica papale. “Non ci sono due crisi separate, una ambientale e una sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale “. Roma. Domani il viaggio continua. Se questa è una città.