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Venerdì, 19 Aprile 2024
Abitare Roma: le parole per dirlo

Abitare Roma: le parole per dirlo

A cura di Antonello Sotgia

San Lorenzo

A San Lorenzo una piscina circondata da macchine. Tutto sulle nuvole

Il ritrovamento di reperti archeologici ha modificato il progetto dell'Università La Sapienza di un parcheggio interrato. L'esito delle modifiche lo fa assomigliare alla tangenziale del quartiere

Da molti anni gli abitanti di San Lorenzo, vedono passare le automobili  incessantemente sulla propria testa. La tangenziale, che taglia la parte sud del quartiere,è un incubo di cemento. Sollevato dal suolo, poggia su possenti zampe di acciaio. Sparge  inquinamento e rumore. Dal 1974..
 
Ogni tanto si  parla di tirare a terra quel nastro d’asfalto e i birilli che lo sorreggono. E’ stata  una delle promesse del PRG. Finanziato il progetto di demolizione e studiata la viabilità alternativa, non se ne è fatto nulla. Un sogno durato poco. Studi subito rimessi nel cassetto e soldi, ancor prima, stornati per altre urgenze. Tutto resta come prima.
 
Oggi, come se tutto ciò non fosse più che sufficiente, ci risiamo. Ancora cemento per aria. Ancora automobili da far staccare dal suolo e puntare al cielo. Ancora a San Lorenzo.
 
Questa volta le automobili non saranno sole. Avranno a fianco una piscina. Il tutto tenuto su esili zampette piantate qua e là sui resti di una villa di epoca romana saltata fuori dalla terra non appena, l’anno passato, si era iniziato a scavare le fondamenta di quel progetto. Originariamente, avrebbe dovuto accogliere due piani sotterranei di parcheggi e una zona sportiva (piscina compresa) sovrastante.

Un compromesso urbanistico tra cittadini e Università. L’Università,che nel quartiere la fa da padrona,voleva cancellare il vecchio campo sportivo di via De Lollis - quello della casa dello studente- e farne l’ennesimo parcheggio per i suoi professori.
 
La dittatura dell’automobile infatti regna alla Sapienza. Alcuni (docenti e funzionari) possono violare viali (e aiuole) parcheggiando dentro il recinto universitario; altri addentrarsi nel sottosuolo dove i parcheggi sembra addirittura essere stati assegnati (per titoli accademici?) “ad personam”. Così magari vai un paio di volte in facoltà, ma il tuo stallo è sempre a disposizione con buona pace della turnazione.

Niente da fare l’accademico vuole arrivare con la macchina direttamente in aula. Così i “nuovi” parcheggi di Largo Passamonti , forse perché ritenuti distanti –una passeggiata di pochi minuti- sono da tempo terminati ma mai entrati in funzione. Se ne vogliono sempre di nuovi anche se tantissimi, salteranno fuori con la ristrutturazione del vecchio(grande) ex-opificio industriale conquistato in fondo allo Scalo.

Una lunga battaglia che qualche tempo fa si era conclusa con un onorevole pareggio tra Università e cittadini del quartiere. Si ai parcheggi in sotterraneo (richiesta della Sapienza) e sì ad una piscina “comunale” e ad un area verde (richiesta del quartiere).

Iniziati i lavori, del tutto prevedibilmente in verità, ecco saltar fuori una villa romana,  i resti della via Tiburtina, oltre un dedalo di cunicoli . Da qui il conseguente blocco- lavori. Ora a Soprintendenza ha posto delle  condizioni  per riprenderli: tenere tutto per aria, macchine e vasca.
 
Come fare? Semplice piantando tra un resto archeologico e l’altro, dove è possibile, esili pilastri.  Tutto normale per l’Università e per l ’Amministrazione Comunale. Ancora più normale per l’impresa che realizza il progetto che ha adeguato il tutto ad una rimodulazione dei parcheggi aumentandoli di numero . Si chiama sostenibilità economica.
 
Chi ha detto di non essere d’accordo sono i cittadini, che hanno respinto al mittente quel progetto e la sua nuova soluzione (sic). Hanno detto che: i parcheggi li andassero a fare da qualche altra parte, iniziando magari  ad usare quelli che hanno realizzato e tengono serrati; che la scoperta archeologica è una “risorsa” ed è da intendere come valorizzazione urbana. Guardando le carte invece che spazi dove piantare pilastri si può agevolmente realizzare, lì dove non ci sono reperti,  una piscina dai sostenibili costi di gestione e realizzare un vero piccolo parco archeologico.

Il progetto presentato e che il Comune “spinge” confina quelle straordinarie riserve in una sorta di sottoscala  e  “magnifica” lo scatolone che dovrà contenere le auto e la piscina. L’impatto è notevole. “Perché il Dipartimento di Archeologia della Sapienza, un polo d’eccellenza mondiale ,tace? Perché subire  l’imposizione di questa soluzione che, di fatto, rende questa meravigliosa scoperta-  così è stata ribattezzata a San Lorenzo -   uno  spazio simile ad una fogna?
 
Chiedere di rivedere la localizzazione di un pugno di parcheggi, di rendere l’area archeologica  un parco dove andare a capire con l’aiuto degli archeologi come è stata fatta la nostra città e come vogliamo caratterizzare l’abitare,  come chiedono i cittadini, è troppo ? O forse troppo poco visto che  questa soluzione fa i conti con la sostenibilità sociale e non con quella economica?

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