Case e caldarroste per salvare Roma
La scorsa settimana Marino ha riferito in Commissione Bilancio alla Camera cosa intende fare per mettere in sesto i conti di Roma. Tra queste: aumento della tassa di occupazione del suolo pubblico e condoni
Uscendo dall’audizione alla Camera dove ha iniziato a riferire sulle modalità con cui Roma, entro il prossimo 4 giugno, dovrà indicare come far fronte ai propri impegni di bilancio, il Sindaco Marino ha fatto riferimento alla tassa sull’occupazione del suolo pubblico.
Si è detto (giustamente) scandalizzato che i venditori di caldarroste pagassero, per occupare il loro metro quadro in cui svolgono la propria attività, la cifra giornaliera di 3 euro. Inferiore al costo di un cartoccio che, di euro, ne costerebbe addirittura 4! Insomma il sistema di tassazione dell’occupazione del suolo pubblico è da rivedere.
Nelle stesse ore, l’assessora al bilancio Daniela Morgante, ha fatto, quello che poi dovrebbe essere il suo mestiere, due conti. Ha tralasciato caldarroste per annunciare il rafforzamento degli uffici del condono edilizio. Con il rilascio accelerato per la sanatoria dei delitti urbanistici (grandi e piccoli) il Comune drenerà denaro fresco.
Sindaco e assessora, con due semplici “annunci”, hanno trovato le parole per dire che caldarroste e case, al contrario di quello che saremmo portati a pensare, sottendono la medesima parola: spazio.
Lo spazio che c’è e dovrebbe restare libero tra gli edifici. Le strade e piazze che le caldarroste, ma anche: tavolini, chioschi, cassette, camion bar, bancarelle, dehors…occupano voracemente metro dopo metro.
Lo spazio che c’era e ora non c’è più. Non solo tra le case, ma anche tra: costruito e brani di campagna, giardini, cortili interni, aree dove era stato deciso di non far costruire e che ora vede saldamente piantate case e capannoni. Lo spazio dove un ‘enorme melassa edilizia ha chiesto, pagando, di essere legittimata. Dopo essersene impossessata senza neppure tanti complimenti.
Dati i precedenti e l‘accanimento dei propri emendamenti taglia-tutto in occasione della votazione del decreto al Senato, è immaginabile che la senatrice Linda Lanzillotta non si sia affatto sentita rassicurata dai primi punti programmatici indicati dal Sindaco nel corso dell’audizione. Naturalmente Marino ha detto anche altro: i privati potranno acquisire parti delle municipalizzate, si venderanno pezzi del patrimonio pubblico. Ci mancherebbe!
Si può trovare il miliardo che mancherà al prossimo bilancio con le caldarroste e con i condoni? Si sarà chiesta, tuttavia, la suddetta tenace senatrice ora di Scelta Civica.
Vorrei aiutarla.
Secondo la matematica e la ragioneria sicuramente no. Si secondo l’urbanistica anche se, trattandosi di Roma dovremmo, forse, smetterla di far riferimento a questa disciplina che in questa città e non solo in questa, sembra aver perso, ormai da tempo, il proprio compito.
Sindaco e assessora hanno dimostrato, infatti, fin dalla prima audizione d’aver ben compreso quello che il Governo gli ha chiesto, e soprattutto, come fare per rispondere. Non hanno ancora svolto il tema certo. Per questo del resto è già varata la cabina di regia dove, tra gli altri, è chiamato a farne parte anche chi, quale assessore al bilancio al tempo di Veltroni, di come quel peso debitorio (almeno in parte) si è accumulato dovrebbe saperlo. Questo tuttavia è solo un dettaglio procedurale.
Sindaco e Assessore, con caldarroste e condoni, hanno detto chiaramente che i soldi saranno trovati lavorando sullo spazio. Non certo per definirlo e programmarlo, quanto, per chiamarlo, una volta per tutte con il proprio nome: luogo merce per eccellenza della città. Uno spazio da offrire a tutti quelli che pagando e impossessandosene disegneranno il nostro abitare. Caldarrostai ed ex abusivi, pardon “sanati” compresi, e naturalmente tanti altri….
L’urbanistica una volta chiamava lo straripare del commerciale nello spazio pubblico nella città, così come l’abusivismo, un illecito.
Quando servono i soldi tutto è lecito.
Sindaco e assessora sembrano pensarla diversamente da San Paolo “tutto è lecito, ma non tutto edifica”.