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Dai residence all’occupazione: la storia di Noemi, sotto sfratto con un bambino di otto anni

Noemi Screpoli a soli 27 anni, con un bambino di 8, nella sua giovane vita ha già affrontato tutti gli step di chi vive in emergenza abitativa, in una città che ha “fame” di case popolari

“Il 6 novembre io esco, ed entra la famiglia assegnataria”. Con queste parole pronunciate da Noemi Screpoli, giovane occupante sotto sfratto di un alloggio Ater a Pietralata, si può riassumere esattamente la situazione. “Una guerra tra poveri - dice -, ma siccome questa casa è stata data ad una ragazza con cinque figli che ha evidentemente più diritto di me, esco da qui bonariamente. Anche perché non voglio far vivere una sfratto a Cristian”. Il suo bambino. Sono solo loro due. E, dal suo racconto, lo sono sempre sempre stati, una giovane mamma e suo figlio.  “Chiedo solo di poter avere una sistemazione, anche piccola, basta che non sia una casa famiglia - sottolinea Noemi -, sarebbe troppo”.

La storia di Noemi e della sua “emergenza casa” arriva da lontano. Aveva solo 19 anni quando ha dato alla luce il piccolo Cristian, lo stesso anno in cui è stata inserita dal Comune in un residence in zona Anagnina. “Quando è stato chiuso mi hanno mandato in un altro residence nella zona del Divino Amore, ma sembrava una comunità, una cosa insopportabile - racconta -. Mi hanno quindi assegnato 600 euro al mese per me e mio figlio con il ‘buono casa’, ma nessuno ha mai voluto affittarmi un appartamento perchè chiedevano come garanzia una busta paga di 1200 euro, a garanzia del Comune, fino a quando è scaduto. Presa dalla disperazione, ho occupato”. Una casa che, a detta anche dei vicini, era disabitata da tempo, con la porta di ingresso già scardinata. “Sono quindi entrata, ma ho perso tutto . continua Noemi - il lavoro, il posto in graduatoria per la casa popolare, anche s min sette anni non sono mai salita di una posizione”.

Noemi ci racconta che ha incontrato l’assegnataria dell’alloggio in cui lei sta vivendo. Chiesto il permesso ai vigili, l’alloggio è sotto sequestro, l’ha fatta entrata per farle vedere casa: “Mi dispiace per il danno che le ho causato, lei non ha colpe della mia situazione”, dice Noemi con un filo di voce. “Questa ragazza rappresenta una storia emblematica sotto ogni punti di vista - spiega Michelangelo Giglio di Asia Usb - è stata presa in carico dal Comune quando le è stato riconosciuto il diritto di vivere in un residence in attesa dall'alloggio popolare, invece la fanno uscire con il ‘buono casa’ che in più di un’occasione si è dimostrato uno strumento inadeguato. Noemi deve avere una casa, o almeno rimessa nella graduatoria, e nel frattempo le deve essere offerta una sistemazione giusta ad una madre con un figlio piccolo”.

“Non posso andare in una casa famiglia, l'unica cosa che mi hanno offerto - conclude Noemi -. Le case a Roma ci sono,  perché non le assegnano? Perché si lasciano le persone in questa situazione?”.

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