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I malati oncologici e il Coronavirus: "La chemioterapia è ancora più traumatica. E negli ospedali esami più difficili"

Intervista a Marta Di Palma, 37 anni, in cura presso l'ospedale Gemelli: "Ora per guarire devo affidarmi a tutti, state a casa"

“Quando mi sono accorta di avere un tumore sapevo che per sconfiggerlo dovevo avere fiducia nella medicina e in me stessa, modificando anche il mio stile di vita. Con il Coronavirus, invece, devo fare affidamento su tutta la popolazione”. Marta Di Palma, 37 anni, madre di una bambina di 5, è una malata oncologica in cura presso l’ospedale Gemelli dove sta sostenendo un ciclo di chemioterapia. Da quando il contagio del Covid-19 si è diffuso in tutta Italia, facendo scattare una serie di misure restrittive, la sua battaglia quotidiana per la salute è diventata doppia: “Quando si segue questa terapia i valori non sono quelli di una persona sana. Ti puoi ammalare più facilmente e se accade corri il rischio di dover sospendere le cure quotidiane”.

Di Palma ha scoperto di avere un carcinoma al seno il 6 febbraio del 2019. “Me ne sono accorta grazie a una visita di prevenzione”, ci tiene a sottolineare. La malattia contro cui sta combattendo l’ha portata ad essere una volontaria dell’associazione Komen che ha tra i suoi obiettivi proprio azioni di sensibilizzazione e informazione. Dopo un lungo percorso di chemioterapia e un intervento, il 21 gennaio scorso ha avviato un nuovo ciclo di sedute.

Da allora per lei, dopo la diffusione del contagio anche in Italia, sono cambiate molte cose. “La terapia che sto seguendo ora è cardiotossica e devo effettuare una serie di controlli, come l’elettrocardiogramma. A causa del Coronavirus sono state tutti annullati. Ho cercato di spiegare al centralino la mia situazione ma per il momento non c’è alcuna certezza su quando sarà possibile effettuarla. ‘Sarà la prima che chiameremo’, mi hanno detto. Io però il 31 marzo ho un’altra seduta di chemioterapia e prima di allora devo effettuare questo controllo. Così mi sto informando per una visita privata che costa molto di più. E mi chiedo: cosa fa chi non se lo può permettere?”.

La paura di contrarre il Coronavirus, poi, rende le sedute di chemioterapia all’ospedale ancora più difficili e piene di preoccupazioni. “Martedì scorso è stato traumatico. Di solito entra anche mio marito nella stanza, siamo soli o al massimo con un’altra persona. Possiamo ascoltare la musica o parlare. Questa volta non è potuto entrare. Abitiamo in provincia di Frosinone e così ha dovuto attendere in macchina tutto il giorno, fuori dall’ospedale”, racconta. “Avevo il terrore di entrare in ospedale. Ho messo una tuta asettica, mascherina, occhiali specifici e guanti. Ho riposto tutto il necessario in una busta evitando di prendere la borsa per non appoggiarla in giro".

"Dopo un anno ci conosciamo un po’ tutti ma questa volta avevo paura che la gente mi parlasse. Di solito si scherza con gli infermieri, si mangia insieme agli altri pazienti, si chiacchiera. Si fa di tutto per vivere con serenità le ore della terapia. Questa volta, invece, oltre al fastidio della cura ero tutta imbacuccata, avevo caldo e non sapevo se era colpa della terapia o dell’ansia”. Tutto questo è accaduto “nonostante le mie oncologhe mi abbiano rassicurato fin da subito, sono state molto disponibili e presenti”.

Per raccontare a tutti la sua condizione Di Palma nei giorni scorsi ha scritto quel che sta vivendo in un lungo post su Facebook che ha raccolto migliaia di reazioni della comunità social. “In giro ho visto molta noncuranza, purtroppo la gente non riesce a capirlo: bisogna stare a casa il più possibile. La gente non riesce ad avere la forza di fermarsi 15 giorni che non sono 15 mesi o 15 anni. Siate responsabili. Magari l’avessero detto a me quando ho scoperto di avere un tumore: se resti chiusa in casa qualche giorno puoi guarire”. 

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