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Sabato, 20 Aprile 2024
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INTERVISTA | "Così gestiamo il primo contatto con i casi sospetti. Il virus iniziamo a combatterlo al telefono"

Intervista a Sara Ciampini, medico specialista in igiene e dirigente presso il Servizio di igiene e sanità pubblica della Asl Roma 1

Sara Ciampini è un medico specialista in igiene, quella figura a cui spetta effettuare diagnosi sullo stato di salute dei cittadini, presso il Servizio di igiene e sanità pubblica (Sisp) del dipartimento Prevenzione del 14esimo distretto della Asl Roma 1 che si trova al padiglione 90 del Santa Maria della Pietà. Dopo aver vinto un concorso alcuni mesi fa è entrata in servizio come dirigente il 18 marzo scorso quando anche il Lazio, nel pieno dell’emergenza Coronavirus, vedeva ancora crescere velocemente il numero dei nuovi contagiati giornalieri. Romatoday l’ha intervistata per farsi raccontare la sua esperienza e il suo lavoro.

Lei ha vinto un concorso, ha atteso del tempo ed è entrata in servizio nel momento più difficile dal punto di vista sanitario per il nostro Paese. Non è stata molto fortunata...

In realtà ci speravo. Quando ha iniziato a diffondersi l’epidemia ero ancora a casa ma speravo che mi chiamassero per iniziare a lavorare il prima possibile. Non vedevo l’ora di poter iniziare a dare il mio contributo.

Di che cosa si occupa?

Come dirigente mi occupo di seguire il percorso del paziente Covid-19, un percorso complesso. Tutto parte dalla segnalazione di una persona che potrebbe essere contagiata, che può arrivare dal paziente tramite il numero verde regionale o le mail dedicate ma anche dai medici di medicina generale. Il nostro compito è quello di valutare questa segnalazione in base ai criteri di sintomatologia ed eventualmente organizzare il tampone. C’è una squadra di infermieri molto preparati che, con tutti i dispositivi di protezione necessari, si reca presso il domicilio del paziente. Da pochi giorni, inoltre, è attivo il servizio ‘Drive in’: seguendo un percoso dedicato all’esterno della struttura il paziente paucisintomatico (con pochi sintomi, ndr) può essere sottoposto a tampone direttamente dall’abitacolo della sua auto. Questo servizio è dedicato in particolare a quei pazienti che hanno terminato la fase acuta della malattia e che sono in attesa dei due tamponi negativi per la diagnosi di guarigione completa.

Cosa accade una volta che individuate un caso sospetto?

Una volta individuato un caso sospetto ed effettuata la diagnosi è importante portare avanti un’indagine epidemiologica. Bisogna intervistare il paziente e tracciare tutti i contatti stretti che ha avuto nei giorni precedenti, nella maggior parte dei casi familiari o colleghi di lavoro. Quindi, oltre alla presa in carico del paziente, c’è anche quella dei contatti stretti che vanno messi sotto sorveglianza. Per rafforzare questo aspetto abbiamo creato una rete all’interno della Asl Roma 1 con i nostri distretti sulla base delle suddivisioni municipali così da condividere la sorveglianza clinica dei casi Covid-19. Una rete che passa anche per il medico di medicina generale che è colui che conosce a fondo a storia clinica del paziente e arriva fino agli ospedali.

Lei è entrata in serizio in un momento difficile. Quali sono le principali difficoltà che ha incontrato?

Ci siamo ritrovati di fronte a un virus di cui conosciamo ancora ben poco e quindi, soprattutto all’inizio, non si conosceva bene la gestione clinica del paziente. Avendo messo in atto tutte le misure che ho spiegato, dai tamponi alla sorveglianza clinica dei contatti stretti, siamo riusciti a contenere il virus. Ora abbiamo iniziato a vedere gli effetti di quanto è stato messo in campo nei giorni scorsi.

A molte persone, in tutta Italia, è stato chiesto di restare in casa anche senza accertamenti sulla positività al virus. Come si individua un paziente a cui effettuare un tampone?

Ci sono dei criteri clinici che il paziente deve presentare e che sono dati soprattutto dalla sintomatologia più caratteristica del Sars Cov 2. Questi criteri sono febbre e disapnea. Come Asl ci siamo dati una griglia di valutazione di eleggibilità del paziente a sottoporsi al tampone.

Una delle questioni sollevate più volte nel corso di questa emergenza ha riguardato il numero di tamponi effettuati. Per molti ne sono stati fatti troppo pochi. È d’accordo?

Grazie al servizio Drive in abbiamo iniziato a effettuare una media di tamponi giornalieri che oscilla tra i 50 e i 70. Su una popolazione di circa un milione e mezzo di persone è un servizio importante.   

La vostra valutazione si basa su criteri clinici ma posso immaginare che al telefono avrà parlato con persone spaventate o molto agitate. Quanto ha inciso la componente umana in questa fase del suo lavoro?

Una buona parte del nostro lavoro è quella del contatto telefonico con il paziente. Questo per me è il cuore dell’attività a livello professionale perché lo scambio emotivo e il supporto che possiamo dare ai pazienti a casa è di fondamentale importanza. Hanno chiamato molti pazienti spaventati ma anche altri che vivono questo momento clinico in maniera più serena. La cosa più bella che posso confidare è il grazie che ricevo da ogni paziente alla fine della telefonata. Non a caso all’interno della Asl è stato istituito anche uno sportello di supporto psicologico per i cittadini ma anche per gli operatori.

A che punto siamo adesso?

A livello epidemiologico siamo in una fase di contenimento della malattia perché grazie alle misure messe in atto i numeri si sono abbassati. Mentre fino ad oggi è stata una fase di attacco al virus secondo me tra un po’ di giorni possiamo iniziare a pensare a una sorta di ‘fase 2’ di contenimento e anche di riorganizzazione dei servizi attorno al paziente. A rigurado vorrei ricordare l’importanza del ruolo della Asl in questa emergenza. È la Asl che attiva l’indagine epidemiologica, che effettua i tamponi, che offre supporto al cittadino tramite i colleghi di medicina generale, che sono i veri conoscitori della storia clinica del paziente. In questi giorni siamo stati abituati a sentir parlare solo di decessi e di pazienti in terapia intensiva ma la maggior parte dei contagiati è rimasta a casa ed è stata seguita da noi. Ora i numeri iniziano a scendere e stiamo iniziando a vedere i risultati delle misure messe in campo dalla sanità pubblica. 
 

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