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Coronavirus, parla il virologo di Tor Vergata: "A Roma emergenza contenuta. Isolamento è unica arma che abbiamo"

Intervista a Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive

“Le misure di contenimento sono l’unica arma che abbiamo contro l’epidemia di Coronavirus”. Massimo Andreoni, virologo del Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive lo ribadisce due volte nel corso dell’intervista telefonica che RomaToday ha realizzato per un aggiornamento sulla situazione del Lazio. Non bisogna abbassare la guardia, il suo messaggio, anche se gli ospedali romani “non stanno vivendo criticità particolari”.

Nel Lazio il numero dei contagiati cresce lentamente ma cresce. Che quadro abbiamo di fronte oggi a Roma e nella regione?

Preciso che i numeri esatti di oggi (3 aprile, ndr) ancora non li ho. Quello che abbiamo visto negli ultimi giorni sono numeri stabili senza significative variazioni giornaliere. Il problema è che i tempi di degenza dei pazienti negli ospedali sono discretamente lunghi e quindi, anche se il numero dei contagiati non cresce molto ogni giorno, quello dei ricoverati invece tende ad aumentare. L’organizzazione messa in atto dall’assessorato alla Sanità regionale però mi sembra valida e risponde a pieno a ogni esigenza sia in termini di ricoveri ordinari sia di terapia intensiva. 

Secondo lei gli ospedali di Roma e del Lazio possono reggere a un ulteriore incremento dei ricoverati?

In questo momento non ci sono criticità particolari. Gli ospedali, per come sono organizzati, possono rispondere anche a un eventuale incremento.

Pensa che nella Capitale sia già stato raggiunto il cosiddetto picco?

Credo che per quanto riguarda il Nord Italia forse ci stiamo avvicinando mentre il discorso è più compicato per le regioni del Centro e del Sud. Qui le misure di distanziamento sociale sono arrivate in un momento in cui l’epidemia non era particolarmente diffusa e quindi ci dovremmo aspettare una numerosità dei casi di contagio inferiore rispetto a quella del Nord. Questo, ovviamente, se vengono mantenute le misure di contenimento della popolazione e di controllo molto attento dei focolai epidemici. Quest’ultimo aspetto suscita abbastanza apprensione al Sud dove in alcune strutture sanitarie si sono sviluppati focolai epidemici che devono essere sorvegliati per evitare la propagazione.

I numeri dei nuovi contagi giornalieri sono stabili. Quanto è importante, a ormai un mese di distanza dall’avvio delle misure di contenimento, mantenere la quarantena?

È proprio perché la situazione dimostra di essere sotto controllo che bisogna continuare a stare a casa. Mantenere le misure di contenimento del virus è l’unico modo che abbiamo per fronteggiare l’epidemia. Ad oggi non sono stati individuati farmaci efficaci e non c’è un vaccino. L’allontanamento sociale si sta dimostrando efficace e lo è stato anche in altri casi come in Cina.

A proposito di farmaci. Sono frequenti le notizie di scoperte che potrebbero essere utili per curare il Covid-19. Può spiegare anche ai non esperti come leggere queste informazioni? A che punto siamo?

Sono in corso sperimentazioni importanti ma bisogna sempre dare molta attenzione alle notizie dei successi, sia in campo farmacologico sia vaccinale perché spesso per arrivare al letto del paziente o all’uso comune serve molto tempo. In questo momento è più avanti la ricerca sui vaccini rispetto a quella dei farmaci. Probabilmente ne avremo uno in tempi non lunghissimi ma anche in questo caso dalla realizzazione di un vaccino efficace alla sua utilizzazione su larga scala passano dai 12 ai 18 mesi.

In questi giorni si sta parlando molto di kit rapidi. Li ritiene utili?

In questo momento ci sono diversi kit per la valutazione della presenza di anticorpi specifici per il coronavirus nel sangue dei soggetti analizzati. Questi kit hanno sensibilità diverse e si sta lavorando per capire in modo preciso quali siano più affidabili. Detto questo, conoscere lo stato della protezione immunitaria, cioè della presenza di anticorpi specifici, nella popolazione è un elemento di grande rilevanza e ci fa comprendere meglio la reale circolazione del virus all’interno della popolazione. Fino ad oggi ci siamo basati sui tamponi naso-faringei, quindi sull’isolamento del virus in soggetti sintomatici. In realtà c’è un’alta percentuale di persone che pur essendo stata infettata non ha manifestato sintomi. Quest’ultima può essere individuata solo attraverso test sierologici.

Per concludere, ha un consiglio particolare per i cittadini in quarantena?

Mantenete le misure restrittive che sono state adottate perché sono l’unica arma efficace che abbiamo in questo momento. 

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