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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità

Roma resta a casa, diario dell'Urbe chiusa tra solidarietà e un vuoto che fatica a diventare normalità

Dai bus con due persone a bordo alle file ordinate fuori dai supermercati. Dalle "spese solidali" dei volontari al lavoro senza sosta dei corrieri. Storie da una Capitale in quarantena

Ci sono Aron, Majud e Tasaffa a Torre Maura. Ci sono i banchisti del mercato di Vigna Murata. Ci sono i volontari del circolo Sparwasser al Pigneto. Ci sono volontari a disposizione dei più deboli in tutti i quartieri della città. È il volto solidale di una Roma che vive il suo terzo giorno da tutti a casa, il primo da blocco totale con l'entrata in vigore delle ultime misure governative per combattere il Coronavirus

Monumenti deserti e bus semi vuoti

Strade deserte come fosse Ferragosto, serrande abbassate, monumenti avvolti dal silenzio. Là dove di solito i turisti entrano a frotte, accalcati in chiassose file interminabili, disposti a passare ore in piedi pur di mettere un piede in Vaticano o al Colosseo, oggi non c'è nessuno. Un'ordinanza regionale ha già imposto la serrata generale dall'8 marzo di siti monumentali, musei, biblioteche. 

Anche su bus e metro la calca quotidiana è un lontano ricordo e qualcuno forse quasi la rimpiange. I mezzi viaggiano semi vuoti, con due, tre persone, tanto che il Campidoglio sta rivedendo gli orari del servizio e il numero dei mezzi in strada, sulla base di un'ordinanza regionale che impone lo stop alle 21. E se in pochi prendono autobus e metropolitane, treni e aerei sono diventati miraggi. A Termini, irriconoscibile senza quel continuo via vai di viaggiatori sempre presente a ogni ora del giorno, Trenitalia ha ridotto gli orari di alcune corse adottando il calendario estivo. Non c'è traffico nei cieli sopra l'aeroporto di Ciampino, chiuso. Mentre Fiumicino è operativo a mezzo servizio con due terminal su tre. 

Dalle file al supermercato alla spesa a domicilio

Le file si vedono ancora ma solo fuori dai supermercati, e non hanno niente a che fare con le proverbiali resse agli sportelli degli uffici comunali. Disciplinate, silenziose, organizzate per rispettare il metro di distanza tra i clienti imposto dai decreti legge, avanzano lente per permettere l'ingresso a gruppi. Non tutti però possono andare a fare la spesa, chi è costretto a casa perché anziano o malato, si affida alla solidarietà. 

A Torre Maura ci hanno pensato tre giovani pakistani a mettersi a disposizione del condominio. Al Pigneto ci sono i volontari del circolo Sparwasser che portano il necessario "agli over 65". Proprio loro, che da poco si erano appellati alla solidarietà dei romani per un furto da migliaia di euro subito nel circolo. Ora gli stessi aiuti sono pronti a restituirli. Alla Cecchignola il comitato di quartiere distribuisce guanti e mascherine. Mentre i telefoni dei banchisti del mercato rionale di Vigna Murata squillano ininterrotti per le consegne a domicilio. La domanda è tale che hanno deciso di allargare l'iniziativa anche ai quartieri vicini. 

Anche la movida raccoglie fondi 

E la solidarietà arriva pure da chi non ti aspetti, da quella movida tanto bistratta che oggi si mette insieme per una raccolta fondi. Sono gli storici club di Roma, dal Piper all'Eden a Spazio Novecento, scesi in campo a sostegno dell'ospedale Lazzaro Spallanzani, con la campagna di sensibilizzazione "HeartBeat - Perché nessu cuore resti fermo". Ed è arrivata anche dal mondo del pallone. 50mila euro dal presidente della Roma James Pallotta, e altrettanti dalla Roma Cares, fondazione del Club giallorosso. 

Amazon va in tilt: boom di consegne

C'è poi chi in queste ore lavora più del solito. Sono i corrieri di Amazon e i lavoratori del vicino stabilimento di Passo Corese. Con i cittadini a casa che optano per la spesa on line, il servizio Prime Now per le consegne rapide sta registrando il pieno in tutta la città. Non ci sono più "finestre" disponibili per nelle quali ricevere le ordinazioni. Il servizio va a rilento e i dipendenti sono sul piede di guerra: chiedono misure stringenti anti contagio

La movida "in quarantena" 

C'è chi lavora più del solito ma c'è anche non lavora più. Negozi chiusi, pub, locali, ristoranti. La movida si è spenta e le piazze stracolme di giovani con il bicchiere in mano fino a tarda notte si sono trasformate in poche ore in spazi immobili dal clima surreale. Chi si è sempre lamentato degli schiamazzi sotto le finestre, ora non sente più un fiato. 

Le scuse di chi non "resta a casa"

Certo, il "restate a casa" non lo rispettano proprio tutti. Dal gruppetto di ragazzi che sta andando "a cena da amici" a quello sorpreso a giocare a carte su una panchina quando sull'autocertificazione c'è scritto "motivi di lavoro", le scuse accampate alle forze dell'ordine che stanno passando al setaccio il territorio sono le più varie. 

Sette arresti e 43 denunciati nelle ultime ore. E accanto a chi è in divisa, se necessario, scendono in campo anche i cittadini, quelli ligi al dovere, pronti a farsi perfette sentinelle. All'Esquilino i comitati di quartiere hanno scritto al Prefetto e chiesto interventi immediati. Non è difficile infatti passando dal ballatoio di via Giolitti o dai portici di piazza Vittorio, imbattersi in capannelli di persone, molte straniere, che mangiano e bevono in barba ai divieti.  

Le piazze virtuali: i romani si incontrano sui social

Una minoranza, per fortuna. A quasi tutti lo slogan-appello "io resto a casa" è arrivato chiarissimo tramite i social con tutte le informazioni e raccomandazioni del caso. Impossibile non sapere e non vedere. Già, perché dove il Coronavirus divide ci pensa l'universo digitale a unire. E allora su Facebook spuntano link a lezioni di yoga e corsi di cucina, aperitivi in chat e fitness via webcam, visite on line alle bellezze monumentali di Roma. C'è di tutto per sfruttare al massimo la tecnologia in chiave positiva. 

Oltre alla possibilità sui social di raccontare ognuno la proprio "quarantena". Video, dirette, messaggi, riempiono i profili virtuali. E i volti famosi provano a dare il buon esempio. Su Instagram Luis Alberto, centrocampista della Lazio, ha raccontato la separazione forzata dai suoi cari. Lui a Roma, i familiari a Siviglia, città d’origine. Meglio restare a casa. A colmare la distanza, anche stavolta, penserà la tecnologia. 

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