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Coronavirus, la disperazione delle precarie dei nidi: "Altro che lavoro nero. Raggi pensi a noi"

Sono migliaia, in servizio ogni giorno a chiamata. Da anni vanno avanti con contratti giornalieri, settimanali, al massimo mensili. Per loro, con le scuole chiuse, non ci sono tutele

Lavorano per Roma Capitale, a chiamata, negli asili nido di tutta la città. Non sanno che ne sarà della loro busta paga con il dilagare dell'emergenza coronavirus. Sono supplenti, centinaia e centinaia di educatrici di asili e materne del Comune, regolarmente selezionate tramite concorso pubblico, e a oggi per loro, con la chiusura degli istituti di ogni ordine e grado, non ci sono tutele.  

"Quando ho sentito il nostro sindaco in tv preoccuparsi per i lavoratori in nero sono rimasta senza parole. Pensasse prima a noi, siamo in regola, dipendenti del Comune, senza tutele". Rossella, 43 anni, è maestra precaria dal 2009. Ora senza stipendio si appoggia alla madre pensionata. Da dieci anni va avanti aspettando la chiamata del mattino dagli uffici del municipio. Così funziona: un'insegnante regolare resta a casa per malattia o per permessi consentiti dalla legge 104? 

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Il municipio di riferimento avvisa la precaria in graduatoria, da un'ora all'altra. Si lavora uno, due, tre giorni, una settimana, un mese a seconda dei casi. Rossella ha collezionato oltre un decennio di contratti giornalieri, settimanali al massimo. E se già la paga è magra, circa 800 euro al mese nel migliore dei casi, ora con la serrata delle scuole e il Coronavirus, non ha alcuna garanzia. Funziona infatti come qualunque altro contratto a tempo determinato: la paga arriva anche in emergenza, fino a scadenza del contratto. Che in questi casi però è talmente breve, che già la prossima busta paga sarà ridotta a zero

"Non è giusto chiederci di attivare la Naspi, serve per le emergenze, per quando non veniamo chiamate" spiega Federica, 33 anni, anche lei supplente precaria. In molti, anche dagli ambienti sindacali, le stanno suggerendo di attivare l'indennità mensile di disoccupazione, istituita da decreto legislativo del 2015. "C'è chi l'ha già terminata, e chi ne avrà bisogno a prescindere dal Coronavirus". Insomma, coprire un'emergenza con le soluzioni già presenti per risolvere altre straordinarietà rischia di essere pericoloso. 

Anche Federica, stesso nome, collega, mamma di 45 anni, si troverà presto senza entrate economiche. Lei la Naspi l'ha attivata. "Avevo un contratto mensile scaduto il 4 marzo, il 5 avrei dovuto rinnovarlo fino al 31 ma le scuole sono state chiuse". Ora vado avanti con ancora 70 giorni da usufruire, l'ho attivata a fine luglio". Nessun altro impiego a parte quello di supplente dal 2007, dodici anni di servizio. E a oggi è difficile proporre lezioni di ripetizione, come aveva pensato inizialmente di fare, dato il diktat imposto dalla legge: "restare a casa".

Come le due Federica, c'è anche Sara. Ultimo contratto di tre giorni scaduto il 6 marzo. Giovanissima, 27 anni, è entrata in graduatoria a luglio 2018. Si muove per le scuole del municipio XII, tra Massimina e Monteverde. "Nessun si rende conto di quanto sia duro il nostro impiego. Aspettiamo la mattina chiamate dal municipio dall'alba. Senza di noi la didattica crollerebbe, siamo in regola, lavoriamo per il Comune, e nessuno ha previsto aiuti". 

Quelle riportate sono una goccia nel mare delle tante testimonianze lasciate da un esercito di donne disperate. Per parlarsi e convidere preoccupazioni e proposte possibili hanno aperto una chat di whatsapp. Si intitola "precarietà è unità", raccoglie circa 50 maestre. Ma lontano dai cellulari, per quanto relegate ognuna nella propria abitazione, sono molte di più. Un numero ufficiale è difficile da ottenere, l'ultima graduatoria ne contava circa 9mila, anche se tra queste ce ne sono anche di inattive magari da anni. 

Dal Campidoglio si precisa che gli ammortizzatori sociali per le categorie a rischio sono competenza del Governo centrale. Vero. Quel che invece spetta all'ente locale riguarda la stabilizzazione delle insegnanti precarie. Tema sul quale la giunta Raggi ha rivendicato diverse azioni. Da una parte l'ultimo concorso del 30 dicembre 2019 (aperto anche a esterni), per stilare una graduatoria unica per i nidi e una unica per le materne. E da luglio 2016, è il dato fornito dall'assessorato al Personale, la stabilizzazione di 1550 precarie. Troppo poco, per chi ancora è in prima linea senza diritti o quasi, a far funzionare un sistema scolastico che altrimenti, senza le giornaliere, rischierebbe il collasso. 

"Abbiamo gli obblighi di chi ha contratti a tempo indeterminato" racconta ancora una delle insegnanti che si è rivolta a RomaToday. "Il monte ore, l'aggiornamento professionale, la flessibilità, le attività esterne non badgiate ma richieste, come la pulizia del nido, la partecipazione alle riunioni, agli open day. Sono tutti doveri ai quali non corrispondono diritti". Precarie invisibili come tanti che in queste ore stanno facendo i conti con l'interruzione improvvisa del lavoro per l'emergenza Coronavirus. Guide turistiche, operatori di sport e spettacolo, professionisti, fattorini. Loro però, ribadiscono: "Siamo dipendenti del Comune di Roma". Ed è al Comune che ora lanciano il loro appello. 

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