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Coronavirus, la spesa è assicurata: 53mila negozi aperti per i generi di prima necessità

I dati di un'elaborazione nazionale di Unioncamere e InfoCamere. Nel Lazio si concentra anche il maggior numero di discount a livello nazionale: 363 con quasi 4mila dipendenti

Sono 53mila gli esercizi commerciali e dei servizi alla persona, per un totale di quasi 82mila lavoratori, che continuano ad assicurare il rifornimento di generi di prima necessità nel Lazio, sulla base delle disposizioni contenute nel Dpcm dello scorso 8 marzo. 

È quanto si rileva da una elaborazione nazionale di Unioncamere e InfoCamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio. Nel Lazio si concentra il maggior numero di discount a livello nazionale: 363 con quasi 4mila dipendenti. 

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La regione è anche al secondo posto per diffusione di ipermercati (90 con quasi 2mila lavoratori) e al terzo posto (dopo Campania e Sicilia) per presenza di supermercati (oltre 2.500 con più di 21mila lavoratori). In generale, per oltre il 70% le aperture sono concentrate a Roma e provincia, con 17mila punti vendita alimentari, e più di 3.600 fra farmacie, parafarmacie ed esercizi per la vendita di prodotti sanitari e per l'igiene personale. 

I punti vendita autorizzati all'apertura, nel dettaglio, sono 5.400 a Latina, 4.700 a Frosinone, 3.100 a Viterbo e 1.400 a Rieti. L'approvvigionamento alimentare è assicurato nella regione da oltre 2.600 iper e supermercati, da 8mila minimarket e discount, da 13.600 esercizi al dettaglio, per un totale di quasi 45mila occupati. 

L'impatto del Covid sulle imprese di Roma

Per chi invece è stato costretto a chiudere o non ha più clienti per poter lavorare, c'è un altro report della Camera di Commercio, che registra quanto già è tristemente noto: l'impatto del virus sulla rete produttiva cittadina e regionale, come d'altronde senza troppe distinzione in tutto il Paese, è drammatico, colpisce praticamente tutti i settori produttivi, in particolare quello del turismo, e si fa sentire soprattutto in un calo del fatturato e in una forte carenza di liquidità. 

L'indagine in oggetto ne segue un'altra del 10 marzo, è costruita su un panel di 500 soggetti imprenditoriali di varia tipologia, somministrata nella settimana tra l’11 e il 15 marzo 2020. Il peggioramento rispetto al primo report è netto su tutti gli indicatori. In particolare: sale al 95,3% la quota delle imprese che dichiara conseguenze dirette in seguito al coronavirus dal 76% precedente. Quasi raddoppia la quota di imprese che dichiara un calo del fatturato di oltre il 30% nell’ultimo mese: 63,7% dal 32,1%. La quota di aziende che si aspettano una contrazione del fatturato di oltre il 30% nel 2020 sale al 51,3% dal 28,5% precedente.


 

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