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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Rinunciò a curare il proprio tumore pur di partorire: al via la beatificazione di Chiara Corbella

La 28enne romana morì nel 2012: dopo due gravidanze difficili finite con la morte dei neonati, decise di curarsi solo dopo aver dato alla luce il suo terzo bambino. Ecco la sua storia

La formazione all’insegna della fede, il percorso iniziato con la famiglia nella comunità del Rinnovamento dello Spirito. Il viaggio a Medjugorje all’età di 18 anni e l’incontro con Enrico, suo primo ed ultimo uomo. Le prima e poi la seconda gravidanza difficile, entrambe portate avanti comunque, ma entrambe finite con la morte dei neonati, subito dopo il parto. La terza gravidanza “sana” e, qualche giorno dopo, la scoperta di un tumore alla lingua.

La vita di Chiara Corbella, nata a Roma il 9 gennaio 1984, svolta qui. Forte delle sue convinzioni, decide di non procedere con le cure, non prima di aver dato alla luce Francesco, che nasce il 30 maggio 2011.

Racconta così quel periodo e la sua scelta: "Per la maggior parte dei medici Francesco era solo un feto di sette mesi. E quella che doveva essere salvata ero io. Ma io non avevo nessuna intenzione di mettere a rischio la vita di Francesco per delle statistiche per niente certe che mi volevano dimostrare che dovevo far nascere mio figlio prematuro per potermi operare".

Solo dopo il parto inizia radio e chemioterapia, quando è troppo tardi. “Nasce in cielo”, come dicono i cattolici, il 13 giugno 2012, a 28 anni, dopo l’ultimo periodo trascorso tra le sofferenze dalla malattia e la consapevolezza di dover morire. Nonostante tutto, l’ultima foto la ritrae sorridente, anche se con una benda sull’occhio destro, a causa delle difficoltà visive.

La sua storia si diffonde, emoziona e viene presa come "esempio" da tante persone. Nel passaparola si rischia anche di traviare il ricordo, infatti il marito, Enrico, scrive sul sito ufficiale nato in memoria di Chiara: "Continuano a essere attribuite a Chiara frasi che lei non ha mai pronunciato, parole romantiche che la raffigurano come una donna senza paura e con una forza soprannaturale. Mitizzarla non fa bene a nessuno (...) Le parole di Chiara sono raccolte in un libro  e in questo sito, due fonti ufficiali a cui tutti possono fare riferimento. Vi ringrazio con tutto il cuore per l’amore che continuate a manifestarci e per le vostre preghiere che mi hanno sostenuto e continuano a farlo".

Dopo l'iter che è spiegato qui di seguito, il 2 luglio 2018 arriva la firma sull’editto della Diocesi di Roma: è partita la “Causa di Beatificazione e Canonizzazione della Serva di Dio Chiara Corbella, laica e madre di famiglia”.

L’iter della causa di Beatificazione

La strada che conduce alla santità, in realtà, è stata imboccata il 13 giugno 2017, quando, come si legge dal sito dedicato alla memoria della ragazza, “si è compiuto il tempo di attesa che la Chiesa richiede per verificare se l’entusiasmo che ha accompagnato i funerali e l’interesse suscitato dal modo in cui ha vissuto la sua breve e intensa esistenza, fossero un fuoco di paglia oppure il fuoco acceso dallo Spirito di Dio per riscaldare e illuminare la vita dei suoi figli. Il bene che continuano a ricevere i tantissimi fedeli che, nelle maniere più impensate, arrivano a conoscere la testimonianza cristiana di Chiara sono un segno evidente della sua fama di santità. Per questo ci stiamo preparando, in stretto contatto con il vicariato di Roma, ad aprire la causa di beatificazione e canonizzazione di Chiara”.

Lo stesso 13 giugno 2017 è nata l’ “Associazione Chiara Corbella Petrillo”. Per far sì che la Chiesa possa “esaminare i frutti della vita di Chiara, è necessario infatti che qualcuno, a nome di una larga fetta del popolo di Dio, ne faccia richiesta”. L’Associazione, dunque, ha lo scopo di avviare, favorire e supportare la sua causa di beatificazione. A comporla sono i membri di quel “Rosary Group” che si è raccolto intorno a Chiara man mano che andava svelandosi e compiendosi in lei il disegno di Dio, cioè i testimoni dei fatti accaduti nei quattro anni del suo matrimonio con Enrico e raccontati nel libro “Siamo nati e non moriremo mai più”.

L’Associazione serve anche a raccogliere fondi, perché, si spiega “una causa di beatificazione (o di canonizzazione) è formalmente un processo a tutti gli effetti. Vede perciò coinvolti due tribunali (uno per la fase istruttoria diocesana, uno per la fase giudiziaria vaticana), due commissioni di storici e di teologi. Occorre anzitutto convocare numerose udienze per condurre il processo e ascoltare i testimoni; redigere e stampare in più copie documenti e interrogatori; raccogliere infine tutta la documentazione in un unico volume per mostrare l’opera che la grazia divina ha compiuto in Chiara e la sua straordinaria collaborazione con essa. Il volume sarà scritto da una persona qualificata, per essere presentato al giudizio della Congregazione delle cause dei santi. Nel caso di una guarigione eccezionale e inaspettata che faccia gridare al miracolo – indispensabile per giungere alla beatificazione – si renderà necessario un ulteriore processo in cui, oltre ai due tribunali, verranno coinvolti medici e teologi per stabilire la straordinarietà di quanto accaduto. Tutto questo questo richiederà il tempo e il lavoro di tanti professionisti che si occuperanno di raccogliere le prove – sia sulle virtù di Chiara sia su eventuali guarigioni miracolose – presentarle in maniera ordinata e cogente e poi vagliarle, secondo le norme stabilite dalla Chiesa. È quindi inevitabile che ci siano dei costi: il processo e i diversi professionisti coinvolti andranno giustamente pagati”.

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